Israele, incerto il primato di Benjamin Netanyahu alle nuove elezioni 2021

Israele torna al voto. Il 23 marzo si tengono infatti delle nuove elezioni, per la quarta volta in soli due anni. Il leader della destra nazionalista Benjamin Netanyahu, in carica come primo ministro dal 2009, sembra in vantaggio, ma il suo primato potrebbe non essere riconfermato.

Mentre si delineano ipotesi di coalizioni, migliaia di cittadini manifestano il loro malcontento per il premier in carica, sotto processo per frode e corruzione. L’ultima protesta è dello scorso sabato, il 20 marzo, quando circa 50.000 israeliani hanno sventolato la bandiera bianca e blu dello stato e sfilato davanti alla residenza ufficiale del politico, al grido di «Bibi – il soprannome di Netanyahu – vai a casa».

Instabilità politica

Alla guida di Israele da dodici anni, il settantunenne Benjamin Netanyahu è una figura molto divisiva. Leader di Likud, il partito di destra più influente in Israele, dal 1996, anno della sua prima elezione, non ha mai nascosto le sue posizioni dure sulla questione palestinese e la sua vicinanza all’ortodossia religiosa. Il culto del suo personaggio politico è stato a tal punto alimentato, da trasformare ogni elezione in un referendum pro o contro di lui.

Negli ultimi due anni i suoi consensi sono calati, ma nessuno degli oppositori si è rivelato abbastanza forte da prendere il suo posto alla guida del Paese. Anche i più accaniti, come l’ex capo dell’esercito Benny Gantz, sono dovuti scendere a patti con lui per governare. Quest’anno, nonostante l’emergere di nuove figure a destra, la situazione non pare diversa. Il rischio per Netanyahu, che dovrebbe ottenere solo una trentina dei 120 seggi della camera israeliana, è di dover ricorrere nuovamente ad alleanze scomode per superare l’impasse. Per ora a garantire il loro sostegno a “Bibi” è solo la destra sionista.

Per riconfermarsi, il premier uscente può contare sulla rapida diminuzione dei contagi e dei ricoveri per Covid-19. E soprattutto sul passo invidiabile della campagna vaccinale, con circa 9 milioni di cittadini immunizzati fino ad oggi. Pesano però su Netanyahu le lotte inesauste con la magistratura e le accuse di frode e corruzione.

L’ex giornalista Yair Lapid, principale rivale di Netanyhau alle elezioni del 23 marzo 2021
Gli oppositori

La maggiore preoccupazione per il primo ministro israeliano è l’ex giornalista, Yair Lapid. Popolare nella classe media, si descrive come un “falco della sicurezza”, ma è favorevole alle trattative per limitare l’occupazione dei territori palestinesi.

Interpreta le posizioni di una destra liberale, ma raccoglie anche le eredità, soprattutto in materia di laicizzazione dello stato, dell’ormai decimata sinistra laborista. Nel suo programma ci sono la riduzione del costo della vita, la graduale erosione del potere religioso e la legalizzazione del matrimonio laico.

Lapid, alla guida di Yesh Atid, cercherà di riunire in una strana coalizione i partiti contrari all’occupazione palestinese e quelli che rappresentano le minoranze arabe, accusati di aver perso credibilità per le loro collaborazioni dello scorso anno con Netanyahu.

Bibi è però insidiato anche sul suo terreno più fertile. I fuoriusciti di Likud, Gideon Saar e Avigdor Lieberman mirano infatti a raccogliere tutti gli scontenti dei compromessi degli ultimi anni.

Giorgia Colucci

Classe 1998, vivo tra Varese e Milano, ma mi appassiona il mondo. Curiosa su tutto, scrivo di ambiente, di diritti e di casa mia su Il Fatto Quotidiano.it. Oltre a collaborare con Master X, parlo di rock ai microfoni di Radio IULM e di Europa a quelli di Europhonica. Per non farmi mancare niente, anche di cinema su Recencinema.it. Nel 2018 ho pubblicato "Vorrei mettere il mondo in carta", una raccolta di poesie per I Quaderni del bardo Edizioni

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