Il presidente dell’Iran Hassan Rouhani annuncerà il prossimo 8 maggio il ritiro parziale del suo paese dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 con Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania. Il contratto d’intesa era stato stipulato per fermare lo sviluppo di armi atomiche portato avanti da Teheran. Lo riferisce l’agenzia di stampa inglese Reuters, precisando però che è nell’intenzione di Rouhani venir meno solo ad alcuni impegni minori.
La decisione dell’Iran è senza dubbio una ritorsione nei confronti degli Stati Uniti. La data dell’annuncio di Rohuani coincide infatti con l’anniversario di quello del presidente americano Donald Trump, che, il 18 maggio 2018, aveva ritirato gli Usa dall’accordo sul nucleare. Il tycoon aveva inoltro chiarito che avrebbe fatto partire al più presto nuove dure sanzioni contro l’Iran, aggiungendo: «Voglio scongiurare che il regime che sostiene il terrorismo in tutto il Medio Oriente possa arrivare alla bomba nucleare». Ora, a distanza di un anno, Trump è pronto a introdurre altre sanzioni, che colpiranno un altro settore dell’economia iraniana, oltre a quello energetico.
«La Repubblica islamica iraniana, in risposta all’uscita dell’America dall’accordo nucleare e alle cattive promesse dei paesi europei sul rispetto dei loro impegni, riprenderà parte delle sue attività atomiche che erano state interrotte nel quadro dell’accordo nucleare» ha dichiarato una fonte del governo Teheran.
Dopo l’annuncio iraniano, non è tardata ad arrivare la replica degli Stati Uniti, che hanno inviato in Medio Oriente una flotta da guerra e una task force di bombardieri. «Un prudente riposizionamento dei nostri asset in risposta alle indicazioni di una credibile minaccia da parte delle forze del regime iraniano. Lo sollecitiamo a mettere fine ad ogni provocazione» ha affermato il capo ad interim del Pentagono, Patrick Shanaha.