IRAN, LA DENUNCIA DELLA GEN Z PASSA DA TIKTOK E INSTAGRAM

La rivoluzione iraniana passa da TikTok e Instagram con la Generazione Z, giovani nati tra il 1997 e il 2012. Il caso è stato approfondito dal Ynetnews, quotidiano che affronta temi legati alla quotidianità del Medio Oriente, ponendo l’attenzione su un possibile cambiamento che non va ricercato nei documenti politici dell’intelligence, ma online.

Dai meme alle denunce

Instagram e TikTok non sono più solo dei semplici social, ma uno spazio in cui i ragazzi iraniani possono sfogarsi contro un governo che li opprime e li tiene distanti dal resto del mondo. Inizialmente i giovani postavano sui propri profili video con meme sulla loro quotidianità, sul caro-vita e su tradizioni della Repubblica che criticavano. Per esempio il “taarof”: un’usanza che fa parte dell’arte persiana della cortesia e consiste nel rifiutare qualsiasi offerta (di cibo, bevande o denaro) per tre volte anche se si vorrebbe accettare, mentre l’altra persona insiste in modo persistente. Ma il tono divertente e scherzoso è mutato in poco tempo in un grido di rabbia. Il feed della Gen Z ora è caratterizzato da video di denuncia verso la crisi infrastrutturale che ha portato blackout, interruzioni nella distribuzione dell’acqua e ha lasciato le famiglie nel caos per diversi giorni. A ciò si aggiunge una forte crisi idrica nazionale, iniziata nel 2019 e causa della siccità nel Paese.

La crisi idrica

Il Lago Urmia, nell’Iran nordoccidentale, è l’emblema della mancanza di acqua nella Repubblica. Fino a qualche anno fa il bacino salato più grande del Medio Oriente e sesto al mondo, ad oggi è quasi completamente prosciugato. Proprio i giovani hanno posto luce su questo fatto attraverso dei video di “prima” e “dopo” su TikTok, in cui viene mostrato il cambiamento del Lago. Nel “prima” i ragazzi ricordano i momenti in cui hanno nuotato nelle acque blu del bacino, che era una perla turistica naturale. Nel “dopo”, invece, si vede solo un deserto arido. La ragione del fenomeno è duplice. Innanzitutto la crisi climatica: a causa dell’estremo caldo e della carenza idrica, l’Iran è soggetto a incendi fuori controllo e zone di elevata siccità. A ciò si somma un motivo umano, ovvero le opere attuate dal regime per deviare il corso idrico verso altri punti, segnale di una gestione fallimentare dello Stato.

Dal denaro al terreno

L’Iran non sta vivendo solo una crisi climatica, ma anche economica e fisica. Per quanto riguarda l’ambito monetario, il rial iraniano è andato incontro a un declino del proprio valore, comportando tensioni tra Iran, Israele e Stati Uniti. Inoltre, i prezzi degli alimentari sono aumentati notevolmente a causa del meccanismo “snapback”, previsto dall’accordo sul nucleare iraniano, che ripristina le sanzioni ONU contro l’Iran se un Paese membro ritenga che la Repubblica abbiamo commesso un “significativo inadempimento” dei suoi impegni.  Ma è l’aspetto territoriale a far allarmare. Per cercare di migliorare il problema della siccità, il governo ha iniziato un’opera di sfruttamento delle falde acquifere. La conseguenza è stata il cedimento del terreno sotto Teheran, con un abbassamento stimato di 30 centimetri all’anno. Nei video pubblicati dalla Gen Z sono mostrati proprio questi cedimenti e si vedono buchi enormi che improvvisamente “rompono” le strade iraniane. La denuncia non è passata in modo irrilevante, infatti anche il presidente Masoud Pezeshkian si è allarmato per la situazione e ha ipotizzato l’evacuazione della città, con tutti i suoi 15 milioni di abitanti, e la creazione di una nuova capitale.

Il ricordo dello Shah

La Gen Z nel suo urlo di denuncia si confronta anche il fattore nostalgia. I più giovani non hanno vissuto né l’epoca della rivoluzione né lo Shah, ma conoscono quell’epoca solo attraverso i racconti dei parenti più anziani. I feed di Instagram e TikTok sono colmi di video di confronto nel linguaggio: da un lato gli attuali funzionari che parlano un inglese goffo e incerto durante i colloqui internazionali, dall’altro un inglese impeccabile del vecchio sovrano. Paragoni che denunciano piccole differenze, per esempio un altro aspetto evidenziato dai giovani è la distanza tra gli abiti eleganti e austeri dello Shah e le vesti nere e sgualcite dei capi di oggi.

Verso la guerra
La rivoluzione della Gen Z passa dai social

La rabbia dei giovani colpisce anche i contesti puramente politici. Molti di loro affrontano il regime in maniera più audace usando simboli banditi come la bandiera del «Leone e Sole» della monarchia che il governo odierno ha cancellato per distruggere la memoria del passato. E l’affronto continua nelle manifestazioni con cori quali «Reza Shah, che la tua anima riposi in pace» e l’incendio delle immagini dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini e dell’Ayatollah Ali Khamenei. Infine, anche la guerra in Medio Oriente diventa oggetto dei video sui social. Alcuni iraniani della Gen Z non invocano la distruzione di Israele, ma lanciano un’avvertenze verso il governo di Gerusalemme, guardando in camera a volto scoperto. «Non c’è bisogno di attaccarci. Risparmiate i vostri missili. Questo regime distruggerà l’Iran da solo, senza il vostro aiuto».

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