IO, RIFUGIATO: «NESSUNO SAPRÀ MAI CHE SEI UN MIGRANTE»

Il racconto della migrazione da chi l’ha vissuta sulla sua pelle, da chi l’ha vista con i suoi occhi e da parte di chi ne ha ancora impressi i segni nell’animo: la sofferenza, il terrore, ma anche la speranza di una vita migliore. Chi fugge dal proprio Paese, in fondo, non è mai al sicuro. Per questo, non è possibile rivelare l’identità e il percorso della persona che abbiamo intervistato, un rifugiato politico. La sua è una testimonianza dal valore immenso. Non parla solo di una singola esperienza, ma è un racconto che racchiude l’essenza di tutte le migrazioni, utile per comprendere più a fondo non tanto le ragioni di chi parte, ma le caratteristiche di un viaggio lungo, pieno di pericoli e connesso, per noi che siamo dall’altra parte del mare, a un immaginario spesso fuorviante. 

 

Ci puoi descrivere il migrante tipo?
Non si può fare un identikit del migrante. Partono tutti: sposati con figli, fidanzati, single. Ma con me non c’erano famiglie. 

Quante persone ci possono essere in ogni gruppo? 

Nelle rotte via terra, si viaggia in piccoli gruppi formati da quattro o cinque persone. Poi piano piano altri si uniscono nei campi che si attraversano vicino alla frontiera. Solitamente si viaggia di notte. Invece, per chi parte dalla Libia via mare, sulla barca ci possono essere centinaia di persone.

Si riesce a creare dei legami con gli altri migranti?

Ognuno pensa al suo viaggio, ognuno ha il suo destino diverso. Non c’è modo di fare amicizia, è solo una condivisione dello stesso percorso o di una parte di esso. Non è detto infatti che tutti abbiano la stessa destinazione.

Migranti nel deserto
Migranti nel deserto

Si può fare invece un identikit del trafficante?

Sono persone normali, che hanno già fatto il percorso altre volte o lo conoscono bene. Vivono in quelle zone e hanno i contatti. Non sono come mafiosi, non hanno tatuaggi o segni di riconoscimento, ma hanno il loro modo di comunicare. Non penso che diano il nome vero o il loro numero di cellulare. Poi non ti fanno vedere mai la loro casa, non ti fanno vedere mai la loro vera vita. Qualcuno ti picchia se non lo paghi e non ti fa andare avanti, ma non sono tutti così. 

Come si entra in contatto con i trafficanti?

È molto facile. Se tu andassi in un centro accoglienza, la gente che ha fatto il percorso ti può dare il loro contatto. Alla fine si sa chi sono, è un passaparola: quella persona ha aiutato quell’altra nel suo viaggio, fa passare altri e avanti così.

Com’è il viaggio del migrante?

Ognuno ha un’esperienza diversa. Arrivare fino alla Libia è tutto sommato semplice: si sta sui treni e sui pullmann. Poi nel Paese le cose cambiano. Invece in Grecia, essendo parte dell’Unione Europea, non è così. Come in Turchia, la gente è tranquilla e, a differenza della Libia, non c’è la guerra. I viaggi più difficili però sono quelli in cui devi attraversare l’Iran, tra le montagne: di notte potrebbero anche ammazzarti.

Migranti che sbarcano dall'imbarcazionenel Paese d'arrivo
Migranti che sbarcano nel Paese d’arrivo

Qual è il rapporto che si instaura tra migranti e trafficanti durante il viaggio?

Nel percorso i trafficanti cambiano, non sono sempre gli stessi. Aiutano ad attraversare i singoli Paesi, ma non viaggiano insieme ai migranti sull’autobus, sui treni o su qualsiasi altro mezzo. Capita che il gruppo debba fare delle tappe intermedie e fermarsi in piccole città. In questi casi, i trafficanti indicano a tutti dove stare e anzi spesso consigliano di visitare il paesino nell’attesa di ripartire. All’inizio, ogni migrante non si rapporta direttamente con loro, ma ha una persona di fiducia alle spalle che gli organizza il viaggio, mettendolo in contatto di volta in volta, da un Paese all’altro, con persone diverse. Queste non chiedono né documenti, né soldi. Ognuno ha contatti e accordi diversi. Il costo del viaggio cambia in base a dove si vuole arrivare. 

Qual è la giornata tipo del migrante?

Non esiste una giornata tipo. Non sai se la mattina ti svegli e devi partire. Parli con le persone del tuo Paese, visiti i luoghi in cui ti trovi: sei come un turista. Nessuno saprà che tu stai per andare avanti, che sei un migrante illegale. Al mangiare e al bere non ci pensi proprio. Mangi quello che ti capita: quello che ti cucinano i trafficanti o che ti cucini tu. Per quanto riguarda il dormire invece, ti buttano in stanzoni con tipo quattro letti.

Possono esserci problemi alle frontiere tra un Paese e l’altro?

Ci possono essere tantissimi problemi alle frontiere. Se ti beccano, ti mettono in carcere o ti rimandano indietro. C’è anche tanta paura. Però i trafficanti sanno a che ora, di solito la notte, non ci sono poliziotti. Lo sanno bene perché aiutano i migranti ogni mese, magari ogni settimana, ad attraversare.

Migrante sulla spiaggia
Migrante sulla spiaggia che chiede di essere accolto nel Paese dove è arrivato

Cosa succede quando si arriva a destinazione? È difficile prendere lo status di rifugiato politico?

Quando si entra in un Paese, si fa la richiesta d’asilo. Non ti chiedono nessun documento, solo un po’ il percorso che hai fatto. Ottenere lo status di rifugiato necessita di un processo molto lungo e difficile. Questo riconoscimento non è un titolo per diritti umani o europei, ma riguarda la Convenzione di Ginevra, quindi ha tanto valore, perché concede diverse garanzie.

Leonardo Rossetti

Umanisticamente formato dal 1995 tra Appignano, Macerata, Roma e Berlino. Non mi piace parlare di me in prima persona e credo che le cose che qualcuno si dice da solo non valgano molto, dunque preferisco far parlare gli altri. "A lui piace indagare, andare a fondo in tutte le vicende, sempre. Se qualcosa non dovesse filare liscia, subito ci si butta a capofitto per scovare la verità. A volte è un po' puntiglioso e testardo. Gli piace la politica, l'arte e la musica, ma anche la letteratura: legge tanto, però tutte cose che potremmo definire...d'altri tempi" (Giulia P.) " Esuberante, sicuro di sé, intraprendente, festaiolo. Sta bene in mezzo alla gente" (Luca I.) "È un ragazzo leale e con buoni principi. È il capo 'mozz' del gruppo" (Matteo M.) Per tutto il resto: interrogate chi mi conosce.

No Comments Yet

Leave a Reply