
Bonifici mascherati da acquisti di lusso. Orologi mai ritirati. Poker clandestino in stanze online riservate. E soprattutto, calciatori di Serie A coinvolti in un giro di scommesse illegali da oltre un milione e mezzo di euro. È questo lo scenario che emerge dall’indagine della Procura di Milano, che ha messo sotto inchiesta una dozzina di nomi noti del calcio italiano – non per partite truccate, ma per qualcosa che rischia di pesare altrettanto sulla loro carriera.
I nomi coinvolti
In prima fila ci sono Nicolò Fagioli, Sandro Tonali, Weston McKennie, Raoul Bellanova, Angel Di Maria e Nicolò Zaniolo. Nomi che oggi la Procura lega a scommesse clandestine non sul calcio, ma su piattaforme online illegali dove si giocava soprattutto a poker.
I calciatori – secondo le carte dell’inchiesta – non solo scommettevano, ma contribuivano a promuovere quei siti tra i compagni. «Alcuni scommettitori, in cambio di bonus o riduzioni del debito, diffondevano e pubblicizzavano le piattaforme illegali nei confronti di altri», si legge nei documenti.
Tra i coinvolti risultano anche Alessandro Florenzi, Mattia Perin, Samuele Ricci, Leandro Paredes e altri nomi noti, tutti accusati di aver partecipato a giochi d’azzardo non autorizzati.
Scommesse su siti illegali, 12 calciatori di serie A indagati. Fagioli, Tonali, Di Maria: tutti i nomi. “Debiti pagati con finti acquisti” https://t.co/cqkdVfS1r9
— Corriere della Sera (@Corriere) April 11, 2025
Rolex per mascherare i debiti
Il passaggio di denaro avveniva in modo tanto semplice quanto studiato: gli organizzatori facevano credito ai calciatori, che poi saldavano i debiti fingendo di acquistare orologi di lusso da una gioielleria milanese. Ma quei Rolex restavano sempre in negozio.
«Finte vendite da parte della gioielleria di orologi e monili di lusso che, in realtà, non venivano materialmente consegnati», spiega il procuratore Marcello Viola. «Servivano solo come causale per il bonifico, a fronte di un debito di gioco».
Un sistema che trasformava ogni transazione in un’operazione apparentemente pulita, con tanto di fattura e tracciabilità bancaria. Una copertura perfetta.
La “banca occulta” delle scommesse
Al centro del meccanismo c’è la società “Elysium Group srl”, proprietaria della gioielleria con sedi a Milano. I suoi tre amministratori – Antonio Scinocca, Antonio Parise e Andrea Piccini – sono ora indagati per riciclaggio. Secondo l’accusa, erano loro a garantire la triangolazione tra giocatori e piattaforme illegali.
Contro di loro, e contro i presunti gestori dei siti – Tommaso De Giacomo e Patrick Frizzera – la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. I due, secondo gli inquirenti, gestivano le piattaforme in modo strutturato e continuativo. «Gran parte dei pagamenti a saldo dei debiti di gioco fossero veicolati mediante una gioielleria di Milano per ostacolare la provenienza illecita del denaro», si legge negli atti.
Al momento, la Guardia di Finanza ha già sequestrato 1.533.753 euro tra conti personali e aziendali.
Prestiti, bonus e prestanome
Ma il sistema non si fermava lì. Per alimentare il giro d’affari, venivano usati anche prestanome: «Numerosi soggetti che, mettendo a disposizione carte PostePay, conti Revolut e conti correnti, ricevevano le transazioni finanziarie» per conto dei calciatori. Almeno 300mila euro sarebbero passati da questi canali. E altri 400mila sarebbero stati riscossi in contanti, sempre attraverso intermediari.
Il tutto, spesso, in cambio di bonus sulle piattaforme: crediti gioco, riduzioni del debito o accesso agevolato alle sale virtuali. Un circuito che alimentava sé stesso.
La posizione dei giocatori
Sotto il profilo penale, le posizioni non sono tutte uguali. Fagioli e Tonali – già sanzionati dalla giustizia sportiva – sono ora indagati anche dalla Procura per aver scommesso su siti illegali e averne favorito la diffusione tra i colleghi. Secondo gli investigatori, le dichiarazioni di Tonali sarebbero state più sincere: Fagioli, al contrario, avrebbe cercato di minimizzare, ma «la sua versione risulta contraddetta da contenuti trovati nei telefoni degli indagati».
Per gli altri calciatori si profila una contestazione più lieve: la violazione dell’articolo 401, comma 3 della legge del 1989. Penalmente, la questione si può risolvere con una semplice oblazione di 250 euro. Ma sul piano disciplinare, potrebbe riaprirsi un altro capitolo: quello della giustizia sportiva.
Non solo calciatori
La lista degli indagati non finisce con i calciatori. Tra i coinvolti ci sono anche il tennista Matteo Gigante, diversi ex professionisti e una decina di soggetti non legati al mondo dello sport. Gli inquirenti ritengono che molti siano stati agganciati nei ritiri, nei gruppi WhatsApp o nelle chat private dei social.
Il vero motore, dicono alcuni interrogati, sarebbe stata la noia. «Troppo tempo libero nei ritiri delle squadre e della Nazionale».
𝐍𝐔𝐎𝐕𝐎 𝐂𝐀𝐒𝐎 𝐒𝐂𝐎𝐌𝐌𝐄𝐒𝐒𝐄, 𝐂𝐎𝐈𝐍𝐕𝐎𝐋𝐓𝐎 𝐀𝐍𝐂𝐇𝐄 𝐌𝐀𝐓𝐓𝐄𝐎 𝐆𝐈𝐆𝐀𝐍𝐓𝐄
Secondo quanto riportato dal @Corriere ci sarebbe anche il nome del tennista romano tra gli indagati per scommesse su siti illegali.
Gli episodi risalirebbero al periodo tra il… pic.twitter.com/kw5kopYwGO
— Quindici Zero
(@quindicizero) April 11, 2025