Incendio Baghdad, 130 morti. Commissione: «violazione dei diritti umani»

Incendio Baghdad

Si aggrava ulteriormente il bilancio delle vittime dell’incendio scoppiato nell’ospedale Ibn al-Khatib a Baghdad, in Iraq. La Commissione governativa irachena per i diritti umani ha aggiornato il numero dei morti con i dati delle ultime ore: dal rogo sono stati estratti, per il momento, 110 feriti e 130 morti, per molti dei quali è difficile risalire ad un’identificazione.

Le cause dell’incendio

L’incendio è divampato nella notte tra sabato 24 e domenica 25 aprile, nell’ospedale Ibn al-Khatib, nella capitale dell’Iraq, Baghdad. Le cause dello scoppio, secondo i primi risultati dell’inchiesta, sarebbero da attribuire all’esplosione accidentale di una bombola di ossigeno che si trovava all’interno di un’unità di terapia intensiva dell’ospedale. La struttura sanitaria si occupava di ospitare pazienti affetti da Covid-19. Al momento dello scoppio il reparto era molto affollato, non solo dai pazienti ma anche da dai loro familiari in visita.

È anche su questo che si è concentrata la relazione redatta il 27 aprile dalla Commissione governativa irachena per i diritti umani, che sta indagando sulle responsabilità della tragedia. Secondo i protocolli anti-contagio riguardanti la pandemia di Covid-19, il reparto dove è avvenuta l’esplosione non sarebbe dovuto essere così affollato. «Una flagrante violazione delle più basilari norme anti-covid», si legge nella relazione. A peggiorare ulteriormente la gravità della violazione ci sarebbe il fatto che alcuni dei visitatori avevano introdotto nella stanza dei pazienti fornelli a gas per cucinare cibo all’interno dell’ospedale.

I testimoni smentiscono il ministero: ritardi nei soccorsi

Oltre agli accertamenti riguardo alle cause dell’incendio, la Commissione governativa sta indagando sulla risposta dei mezzi di emergenza e degli addetti alla sicurezza dell’ospedale. Nella relazione si legge che il personale della struttura non aveva idea di dover poter trovare gli estintori: «L’attrezzatura antincendio presente nell’ospedale non è stata utilizzata perché le persone non erano a conoscenza di dove fosse conservata».

Per quanto riguarda i soccorsi, nel testo si legge che «La squadra della protezione civile è arrivata sul luogo dell’incendio un’ora dopo», confermando così le voci di molti testimoni, che hanno raccontato di come molti dei pazienti siano stati soccorsi direttamente da conoscenti e familiari, piuttosto che dalle squadre della protezione civile. Una versione ben diversa da quella fornita dal portavoce del Ministero degli Interni, il maggiore generale Khaled al-Muhanna, che il giorno stesso dell’incendio aveva affermato che la squadra era arrivata tre minuti dopo lo scoppio dell’incendio.

Al termine della relazione la Commissione afferma che «Emerge una evidente carenza nel livello di fornitura di servizi sanitari ai cittadini e una flagrante violazione dei diritti umani, in particolare il diritto all’assistenza sanitaria, da parte delle agenzie governative rappresentate dal Ministero della Salute e dall’amministrazione ospedaliera». La popolazione irachena chiede a gran voce le dimissioni del Ministro della Salute.

Francesco Lo Torto

Giornalista praticante fiorentino trapiantato a Milano. Leggo, ascolto, parlo e scrivo di politica e geopolitica. Da quando è arrivata l'adolescenza scrivo e compongo musica, da prima ancora mi emoziono con lo sport. Laureato in Editoria e Comunicazione all'Università degli Studi di Milano.

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