In Tunisia Saïed si schiera contro l’immigrazione

alt_tunisia
Le dichiarazioni del presidente Saïed sull’immigrazione

Il 25 febbraio a Tunisi si è svolta una manifestazione di solidarietà con gli africani subsahariani. Pochi giorni prima il presidente tunisino Kaïs Saïed ha annunciato un piano criminale per cambiare la struttura demografica del paese. «L’obiettivo non dichiarato delle successive ondate di immigrazione clandestina è quello di considerare la Tunisia un paese puramente africano che non ha alcuna affiliazione con le nazioni arabe e islamiche», le sue parole al Consiglio di Sicurezza Nazionale.

Il presidente ha accusato i migranti provenienti dall’Africa subsahariana di violenze e crimini. Ha chiesto alle forze dell’ordine di intensificare la lotta all’immigrazione irregolare. Le sue parole sono state paragonate alle teorie sulla sostituzione etnica, su cui l’estrema destra vuole fare leva per alimentare la xenofobia. Secondo alcuni osservatori, Saïed vuole scaricare sugli immigrati la colpa della crisi economica e sociale del Paese.

La Tunisia è un paese di emigrazione e di immigrazione

La Tunisia è sia un paese di emigrazione che di immigrazione, dove il razzismo è un problema strutturale. Nella disinformazione sui social network girano video di africani che mangiano gatti, ad esempio. Il Paese è anzitutto un paese di emigrazione. Ogni anno sono migliaia i tunisini che arrivano sulle coste italiane per il malcontento sociale. Le partenze non riguardano però solo chi sfida le frontiere, ma anche la classe media. Quest’anno c’è stato un aumento dei corsi di lingua spagnola per provare ad ottenere un visto di studio in Spagna. Ciò è dovuto probabilmente al contemporaneo restringimento dei visti analoghi in Francia.

Il Paese è altresì una terra di immigrazione. Tantissimi cittadini africani di diverse nazionalità pensano alla Tunisia come meta per motivi di studio. Altre cercano lavoro ma spesso la loro presenza è transitoria in vista di un auspicato arrivo in Europa. Ci sono poi tantissimi africani che non hanno bisogno di un visto, il quale viene ottenuto all’aeroporto, così come i turisti europei. Essi si recano in Tunisia e hanno tre mesi di soggiorno nel paese, rimanendo senza potere regolarizzare la loro presenza nel paese. Sono molti gli studenti iscritti alla facoltà universitarie coinvolti nelle ondate di violenze di questi giorni.

I dati ufficiali dicono che in Tunisia ci sono 21.000 migranti provenienti dai paesi dell’Africa sub-sahariana. FTDES (Forum Tunisien pour le droit economien et sociaux) ha affermato che la cifra reale era probabilmente più alta, ma non superiore a 50.000. «La campagna presidenziale mira a creare un nemico immaginario per i tunisini per distrarli dai loro problemi di base», dice Ramadan Ben Amor, portavoce di FTDES.

Le rotte tunisine e gli arresti nel Paese

Non c’è stato comunque uno spostamento e un aumento effettivo dei flussi migratori dall’Africa subsahariana alla Tunisia. L’aumento delle rotte immigratorie è un elemento costante del tema emigrazione in Tunisia. È quanto avviene nei vicini Marocco e Algeria. Tantissimi emigrati provengono da questi paesi in Tunisia. Il fenomeno però è sempre stato presente, a dispetto delle parole di Saïed. È errato parlare di nuova rotta o spostamento.

Nei giorni precedenti le dichiarazioni di Saïed ci sono stati diversi arresti. Le autorità tunisine hanno fermato una dozzina di personaggi pubblici, ritenuti critici nei confronti del presidente. Si tratta della retata più grande da quando Saïed si è concesso poteri straordinari il 25 luglio del 2021. Una sorta di colpo di stato, in cui ha annunciato di avere preso la supervisione della pubblica accusa. Quest’ondata di arresti spaventa per la modalità: ci sono stati arresti per strada e perquisizioni.

Il discorso del presidente Saïed

Il discorso del presidente Saïed è pericoloso, perché definisce gli arrestati come “pericolosi, traditori criminali”. L’accusa è di sovvertire la sicurezza dello stato. Saïed ha avvertito in un comizio del 22 febbraio che “chiunque osi scagionarli è loro complice”. Le parole di Saïed è stato definito “scioccante” dall’Unione Africana e celebrato dal politico francese di estrema destra Eric Zemmour. Dichiarazioni che ricordano la teoria della “grande sostituzione“, per cui le élite politiche stanno sostituendo gli abitanti nativi con sostenitori immigrati.

L’attacco è solo l’ultimo di una serie all’indipendenza dei pubblici ministeri e dei giudici. Il direttore della radio Mosaic FM, Noureddine Boutar, uno degli arrestati, è accusato di riciclaggio di denaro. Il sindacato dei giornalisti tunisini ha denunciato questo arresto come un caso politico volto a limitare la libertà di stampa.

C’è poi la storia di Mohamed Kony, operaio edile maliano. È stato improvvisamente sfrattato dal suo appartamento e licenziato dal lavoro. Ora è disoccupato, senzatetto e senza residenza legale, come diversi suoi amici aggrediti per strada. «Sono confuso e preoccupato», ha detto Kony, 32 anni, che vive a Tunisi da cinque anni. «Non posso credere che siamo un problema qui». 

No Comments Yet

Leave a Reply