Il femminicidio sarà un reato autonomo. Il provvedimento è stato approvato all’unanimità dalla Camera dopo aver già ottenuto il via libera in Senato e ora diventerà legge. Un voto simbolico arrivato proprio il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne,
IL REATO DI FEMMINICIDIO
IL ddl istituisce il reato di femminicidio. Prevede l’ergastolo quando l’omicidio di una donna viene commesso per discriminazione di genere, odio o per reprimere la libertà della vittima.
Giorgia Meloni in un video si è detta soddisfatta per la sua approvazione «È un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza contro le donne. Aggiungiamo uno strumento in più a quelli che avevamo già previsto» ha dichiarato.
Anche le opposizioni hanno gioito per l’approvazione del reato di femminicidio ma rimane lo scontro con il centrodestra sul ddl sulla violenza sulle donne. «Sono venuta a fare il mio dovere – ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein lasciando l’Aula della Camera dopo aver votato il ddl sul femminicidio – a votare questo reato sul femminicidio perché sono una persona che rispetta gli accordi, perché penso che questo una forza responsabile deve fare: cioè rispettare gli accordi. Auspico che anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, faccia rispettare gli accordi».
LO SCONTRO SUL DDL SULLA VIOLENZA SULLE DONNE
Il colpo di scena è avvenuto della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Al centro delle polemiche c’è il ddl sulla violenza sulle donne introdurrebbe il «consenso libero ed attuale», senza il quale l’atto sessuale viene considerato come violenza. A luglio 2025 il provvedimento aveva ricevuto l’approvazione unanime da parte della Camera, frutto di un accordo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Lo stesso si sarebbe dovuto ripetere al Senato il 25 novembre insieme all’introduzione del reato di femminicidio in quello che è considerato un voto simbolico. Ma il provvedimento ha subito uno stop quando i rappresentanti dei partiti di maggioranza hanno chiesto di esaminare ulteriormente il testo prima di licenziarlo, aprendo un’istruttoria sul provvedimento invece di mandarlo in aula. Una decisione che ha provocato l’ira delle opposizioni, che hanno abbandonato la riunione della commissione e spinge Elly Schlein a telefonare a Palazzo Chigi: «Ho chiesto a Meloni di far rispettare gli accordi. Sarebbe grave se, sulla pelle delle donne, si facessero rese dei conti post elettorali all’interno della maggioranza». Mentre i senatori del Pd Alfredo Bazoli e Ivan Scalfarotto accusano la maggioranza di «stracciare il patto Meloni-Schlein siglato alla Camera».