Il Congresso Nazionale dell’Honduras ha approvato lo scorso giovedì 21 gennaio una riforma costituzionale per inasprire le misure contro l’aborto minandone ogni possibile legalizzazione. La riforma è stata proposta da Mario Pérez, vice presidente del Congresso e membro del Partito Nazionale Conservatore, e votata da 61 congressisti.
GLI SCENARI E I MOTIVI DELLA RIFORMA
La misura, denominata “scudo contro l’aborto” riguarda l’articolo 67 della costituzione honduregna che già vietava l’aborto dal 1982. Secondo la recente riforma, saranno necessari almeno ¾ dei voti totali del Congresso in favore alla legalizzazione dell’aborto, per avviare le eventuali procedure di modifica dell’articolo. Uno scenario virtualmente impossibile, vista la composizione quasi del tutto conservatrice del Congresso.
Da giovedì è quindi “proibita e illegale la pratica di qualsiasi forma di interruzione di vite da parte delle madri o di terze parti in gravidanza.” Il provvedimento arriva come risposta alla grande “onda verde” femminista che sta scuotendo l’intero continente latino-americano, dopo la recente vittoria in Argentina, dove l’aborto è stato del tutto legalizzato.
In Honduras la legge anti-aborto era già tra le più punitive non solo dell’America Latina, ma del mondo. Le donne che lo praticano rischiano fino ai 6 anni di reclusione, mentre medici e professionisti sanitari sono tenuti a riportare i casi di aborti clandestini alle autorità. Le Nazioni Unite riportano che in Honduras una donna su quattro è rimasta incinta almeno una volta prima dei diciannove anni. L’Honduras è anche l’unico paese dell’America Latina ad aver bandito i metodi contraccettivi di emergenza.
Gruppi femministi si sono già mobilitati con azioni pubbliche in protesta con le decisioni del Congresso, chiedendo un cambio di direzione, di modo da permettere la realizzazione di aborti in casi specifici, come le violenze sessuali. Lo scorso martedì sempre le Nazioni Unite hanno condannato il provvedimento, definendola “l’interruzione di ogni possibile progresso nei diritti riproduttivi di donne e bambine in Honduras.”