«La nostra riforma sulla prescrizione dal primo gennaio diventa legge. Su questo non discutiamo». A dichiararlo è il capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio.
Riforma della prescrizione: cosa cambia?
La riforma, che non ha ancora trovato un accordo nella maggioranza, prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di condanna sia in caso di assoluzione. La nuova disciplina, se approvata, si estenderà solamente ai reati commessi dal 1° gennaio 2020 in poi.
Per il M5S la riforma rappresenta un modo per evitare che la lentezza dei processi possa provocare la prescrizione dei reati, lasciando di fatto impuniti i colpevoli. Non concordano però Italia Viva e il Partito Democratico: per loro si tratta di infatti di un provvedimento dannoso e incostituzionale, poiché renderebbe “eterni” i processi successivi a quello di primo grado.
Posizioni contrastanti nella maggioranza
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, pentastellato e firmatario della riforma, parla di conquista di civiltà e sottolinea: «Se si arriva alla sentenza di primo grado, poi è impossibile che il processo cada nel nulla». Su diverse posizioni è il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Come abbiamo sempre detto, riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi. Non si può rimanere sotto processo per anni». Poi annuncia: «Senza un accordo nei prossimi giorni, il Pd presenterà una sua proposta di legge».
Secondo i dem infatti andrebbero introdotti termini di durata massima per le fasi dell’appello e della Cassazione. Ma Di Maio accusa: «Se il Pd poi vuol votare una legge con Salvini e Berlusconi per far tornare la prescrizione com’era ideata da Berlusconi sarà un Nazareno 2.0, ma non credo avverrà».