La Giunta del Senato dice no al processo per il vicepremier Matteo Salvini. È passata a maggioranza la proposta del presidente, Maurizio Gasparri, che ha chiesto di dire no alla richiesta della procura di Catania di procedere.
La Giunta per le immunità del Senato si è infatti riunita alle ore 13:30 del 19 febbraio per votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno relativamente al caso Diciotti. Sulla questione inoltre si è espressa ieri la base del M5S con una consultazione online avvenuta sulla Piattaforma Rousseau. Anche il popolo pentastellato ha deciso di salvare il ministro dell’Interno, giudicando il suo operato legittimo e necessario per la tutela degli interessi dello Stato. Dei sette senatori M5s che compongono la Giunta, erano sei i presenti alla seduta. L’unica assente era Grazia D’Angelo, vicepresidente della Giunta stessa, che alle 3 di notte del 19 febbraio ha partorito. I lavori sono iniziati con le dichiarazioni di voto dei 23 senatori e con la replica del presidente Gasparri. I lavori si sono conclusi con il voto a scrutinio palese.
Durante i lavori, i Cinque stelle hanno chiesto e ottenuto una sospensione dei lavori di dieci minuti per poter leggere la copia scritta della replica di Gasparri. Durante le dichiarazioni di voto, il primo a intervenire è stato il senatore di LeU, Pietro Grasso: «è stata vera detenzione, lunga, illegale. Si potrebbe ipotizzare anche il sequestro di persona a scopo di coazione di Stato estero (art. 289 ter codice penale) punito con la reclusione da 25 a 30 anni». Il senatore del gruppo misto di Palazzo Madama ed ex pentastellato, Gregorio De Falco ha invece votato sì al processo ed ha sottolineato che «non esiste l’ipotesi di difesa dei confini dello Stato perché i migranti erano già in territorio italiano». Durante la riunione, una folta delegazione di senatori del Pd ha protestato davanti all’aula della Giunta, esponendo cartelli con le scritte «vergogna», «decideCasaleggio», «lachiamavanoverità». «Siamo molto preoccupati – dice Simona Malpezzi – perché siamo di fronte a una democrazia di un blog che sconfigge la democrazia parlamentare». Il dossier adesso passerà all’esame di Palazzo Madama che dovrà pronunciarsi intorno al 20 marzo.