Gender gap: le manager donne crescono del 13,5% nel 2021

Alt Gender gap in Italia

Il gender gap in Italia è un fenomeno attuale e preoccupante nonostante oggettivi miglioramenti. Milano diventa la cartina tornasole dell’intera penisola con le storie di donne che hanno dovuto lottare per raggiungere posizioni rispettabili.

I dati

Secondo l’ultimo Report pubblicato da Manageritalia a marzo 2023, i dirigenti privati in Italia sono aumentati del 5,4% nel 2021. Un incremento a cui hanno contribuito soprattutto le manager donne, cresciute del 13,5% nello stesso anno – l’aumento maschile si attesta a +3,6% –. Questo dato conferma i passi in avanti verso la parità di genere in campo direttivo: il 20,5% degli alti gradi delle aziende italiane è attualmente ricoperto da donne.

I protagonisti di questo cambiamento sono le nuove generazioni. Il pensionamento di manager uomini anziani favorisce l’ingresso di giovani direttrici, che assumono un ruolo sempre più rilevante tra i quadri aziendali. In particolare, il 39% degli under 35 ai vertici è donna.

L’andamento positivo di questo fenomeno prosegue anche nel 2022, che registra un +12% per le figure dirigenziali femminili nel Terziario privato.

Alt Regioni italiane
Regioni italiane con le percentuali maggiori di donne ai vertici (dati Manageritalia 2023)

Analizzando la crescita da un punto di vista geografico, le regioni italiane con una percentuale più elevata di donne al comando sono Sicilia (26,9%), Lazio (26,5%) e Calabria (25,1%). Se si osservano le singole città, il primato spetta a Milano, che conta 9.728 manager donne. Secondo e terzo posto sono occupati rispettivamente da Roma (4.926) e Torino (1.343).

Questione di autorità, non di autorevolezza. La storia di Attilia Martinelli

Accanto ai dati numerici si possono affiancare le esperienze di donne che nella loro carriera lavorativa si sono trovate a subire delle discriminazioni di genere.

Attilia Martinelli è laureata in ingegneria edile e dal 2009 è Responsabile del Reparto Tecnico del Centro Diagnostico Italiano (CDI) del Gruppo Bracco. Dirige i lavori di manutenzione delle strutture sanitarie appartenenti al CDI, situate in gran parte a Milano e in Lombardia. Inoltre, si occupa del coordinamento dei nuovi progetti.

La sua esperienza in ambito ingegneristico inizia presto. A trent’anni sperimenta in prima persona cosa significa essere donna in un ambiente lavorativo tipicamente maschile: «In cantiere la figura femminile non esiste», spiega Martinelli.

Alt Attilia Martinelli
Attilia Martinelli, Responsabile del Reparto Tecnico del Centro Diagnostico Italiano

L’essere donna ha rappresentato uno scoglio anche all’interno dell’azienda in cui lavora. In qualità di ingegnere edile è chiamata a dare giudizi imparziali sulle nuove proposte, anche quando queste arrivano direttamente dai piani alti. Alcuni uomini faticano ad accettare che una donna, anche più giovane, possa contestarli: «Non è questione di tempi o generazioni, ma di apertura mentale e di preconcetti che derivano anche dall’educazione ricevuta».

Nell’esperienza di Martinelli, gli uomini hanno cercato spesso di emergere predominando sugli altri – soprattutto sulle altre – come se dovessero costantemente dimostrare di essere i migliori. C’è chi ancora accetta a fatica che una donna possa ricoprire gli alti gradi di un’azienda, imponendosi con autorità, non con autorevolezza. Tuttavia, Martinelli si è trovata a collaborare anche con uomini che l’hanno sempre stimata come donna e soprattutto come lavoratrice. Tanti colleghi si sono affermati con il loro esempio e il rispetto dei ruoli, senza sentire il bisogno di ricorrere alla superbia e all’arroganza.

Sara Preceruti. Una donna chef in un mondo di uomini

Altro settore prevalentemente maschile è quello della ristorazione. Sara Preceruti è chef del Ristorante Acquada di Milano. Il suo amore per la cucina è nato per caso: ha deciso di frequentare la scuola alberghiera, scoprendo una passione che non sapeva di avere. A diciassette anni si scontra con una realtà prettamente maschile e si ritrova ad affrontare da sola discriminazioni di genere. Il carattere forte e la capacità di non farsi mettere i piedi in testa le permettono però di affermarsi e di creare il suo spazio.

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Sara Preceruti, chef del Ristorante Acquada di Milano

Per una donna, i sacrifici da compiere per portare avanti questa carriera sono molti: «Non ho mai avuto il desiderio di avere figli e questo ha sicuramente giocato a mio favore, perché non mi sono mai dovuta precludere nulla a livello lavorativo. Ma per chi vuole avere una famiglia è più difficile. Bisogna sacrificare la famiglia e dedicarsi anima e corpo a questo lavoro».

Con il tempo e soprattutto con l’esperienza, le disparità di genere sono diminuite. Oggi, Preceruti è rispettata da tutti i suoi colleghi uomini, sia come chef che come donna nel mondo del lavoro.

Il problema delle differenze di genere in ambito lavorativo non è un problema del passato. Nonostante il numero delle donne che ricoprono un ruolo dirigenziale sia in aumento, non è abbastanza. Tuttavia, le testimonianze di Attilia Martinelli e Sara Preceruti dimostrano che, per quanta strada ci sia ancora da percorrere, ambizione, perseveranza e forza di volontà sono gli ingredienti giusti per affermarsi con successo.

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