Ispirare le giovani menti a raccontare le proprie storie; giornalismo e comunità nell’era dei social e dell’iper conessione; sostenibilità, innovazioni, connessioni. I temi trattati durante il Tech Emotion Summit 2025 (oggi alla Triennale di Milano) è davvero una sinfonia di ecosistemi.
Dell’ecosistema (in)formazione hanno discusso Valentina Garavaglia, Rettrice dell’Università Iulm di Milano e Daniele Manca, Vicedirettore del Corriere della Sera e direttore del Comitato Scientifico del Master di Giornalismo della stessa università.
La nuova sfida al tempo dell’AI, sia per l’educazione che per il giornalismo, sembra essere la stessa: capire quali domande porre (a se stessi, non a Chat GTP), e quali incoraggiare.

INFORMARSI E SAPERE, IN MEZZO A UN MARE DI INFORMAZIONI
«L’università pone agli studenti, e alla società, una domanda fondamentale: qual è la differenza tra informarsi e conoscere? Studenti, docenti, neolaureati, come ci si pone di fronte a questo mare di informazioni?» Questi interrogativi, secondo la rettrice Valentina Garavaglia, possono essere solo il punto di partenza. Imparare diventa per gli studenti cogliere e comprendere questa differenza, che risiede nella capacità critica.
La rettrice parla non da neoeletta, tiene a sottolinearlo, ma da docente esperta: una capacità critica che per i docenti sta proprio nell’insegnare agli studenti a porsi delle domande. Domande che, precisa, non sono solo quelle da rivolere all’intelligenza artificiale, a internet, o a ChatGtp, ma soprattutto a se stessi. E questo vale tanto per i professori quanto per i giornalisti: «Quali domande possiamo incoraggiare noi universitari, noi operatori dell’informazione?»
E, a proposito della comunicazione e dalla rivoluzione tecnologica di cui siamo tutti protagonisti, la rettrice invita a riflettere su gli strumenti e i mezzi con cui comunichiamo. «Insegno storia del teatro, e il teatro è stato il primo vero medium di massa. L’università, specialmente oggi, fortemente incoraggiata e favorita dalle opportunità offerte dall’online, deve invitare a prestare attenzione non solo al che cosa si comunica, ma anche a con chi si comunica.»
Quando abbiamo smesso di riconoscere l’importanza di avere qualcuno con cui dialogare? «Qualcuno che sia accanto a te, non in una dimensione necessariamente verticale.»
COMUNITÀ VIRTUALE E COMUNTÀ FISICA
È l’argomento figlio primogenito del nostro tempo: la coesistenza di comunità virtuale e comunità fisica.
«Ciò che emerge in maniera evidente nell’odierno discorso formativo», sottolinea Daniele Manca, «è che non si può non essere trasversali. Guardando il programma della IULM mi sono chiesto per quale motivo l’ateneo diventi una sala concerti. piuttosto che un museo (come nell’ultima mostra inaugurata in Via Carlo Bo, La linea del tempo, un viaggio nella storia della comunicazione), o addirittura sede di laboratori di intelligenza artificiale, che stridono con l’idea tradizionale di università.» Un’università che Manca paragona ad un supermercato: «Vado lì, faccio dei corsi, imparo delle cose, imparo qualcosa e po rivendo quel sapere sul mercato.» Un modello che comincia ad essere non più sufficiente per i giovani. Nasce probabilmente da qui l’attenzione dell’Università IULM alla comunicazione.
Si pensi, ad esempio, all’interpretariato. Oggi una buona traduzione è qualcosa che l’intelligenza artificiale ci fornisce in pochi secondi. Ma è una tecnologia che in realtà impone di comprendere che « tu non stai semplicemente traducendo: stai interagendo con l’altro.»

Università, formazione, vitalità
A questa considerazione, Garavaglia risponde con positività. «C’è una formazione ufficiale e una programmazione collaterale. Credo che l’idea di “università supermercato”, intesa come luogo luogo di recepimento di informazioni, sia passata di moda. Così come quella dei teatri intesi come meri luoghi di spettacolo.»
Parla delle sua materia, Storia del Teatro, che insegna da anni alla Iulm, prima di diventare rettrice. «È come per il teatro, dove vado, compro un biglietto per un spettacolo, ma sono parte viva di un’esperienza. Noi eroghiamo corsi, ma offriamo anche tutto un altro mondo di vitalità che supera i confini della didattica ufficiale. Un calendario di attività – e la mia università ne è una testimonianza – che in maniera assolutamente non-ufficiale si svolgono fuori dalle aule, non necessariamente sotto la guida di un docente, e che sono profondamente formative.
Eventi che vanno da concerti nel prato del campus durante i giorni di PianoCity a rassegne teatrali, e che si sommano a una grandissima quantità di esperienze a cui gli studenti (e non solo) partecipano godendo di occasionai di formazione trasversale.» Occasioni il cui valore, come spesso accade, non si percepisce nel momento in cui accadono.
«Ho messo un pianoforte all’ingresso dell’ateneo in occasione dell’inaugurazione di PianoCity», racconta la rettrice: «è stato un pretesto per stimolare i ragazzi a raccontarsi, a comunicare in modi alternativi. Ci lamentiamo perché in aula non fanno domande, o non intervengono abbastanza, anche davanti a un Premio Nobel. Ma da quando c’è quel pianoforte si è creata una comunità di persone che attraverso quello strumento ha cominciato a raccontarsi: cantando, parlando, scoprendo corsi e iniziative. Studenti di facoltà assolutamente diverse sono entrati in contatto in maniera sorprendente.»
Ed è proprio questo sentimento di stupore che bisogna far fiorire e tutelare. «Creare delle occasioni di sorpresa è fondamentale. Questo mondo che ti dà tutto, che ti racconta tutto senza farti alzare dalla sedia, o dal divano, sembra non contemplare più la capacità di sorprendersi. La capacità di meravigliarsi, di reagire con stupore a qualcosa che accade devono essere parte integrante di queste attività collaterali.
ECCELLENZE UNIVERSITARIE: DIALOGO E COOPERAZIONE
Un allenamento alla meraviglia che però deve accompagnarsi a un dialogo tra rappresentanti delle eccellenze universitarie. Una cooperazione che, riflette Manca, « nel nostro Paese mi sembra si viva poco», ma per cui Milano potrebbe rappresentare un ottimo contesto di partenza.
«Noi siamo già una comunità che si parla come forse mai si è parlata», interviene Garavaglia, indicando la rettrice del Politecnico Donatella Sciuto, seduta in tra gli ospiti del summit. Milano, come città universitaria, testimonia il valore degli atenei che dialogano con la città, e questo non dà forza e prestigio non solo alla città, ma a tutto il Paese.»
Il rapporto con le istituzioni alla rettrice sta particolarmente a cuore. «Non si tratta più solo di parlare di noi stessi, ma di fare parte di una rete di eccellenze che diventa tale proprio in relazione a quello che si trova fuori dal campus.»
Non a caso, il claim di quest’anno per la Giornata delle Università, il 20 Marzo, era Le università svelate, con particolare attenzione al rapporto tra atenei e Comune: «Questa è la migliore traduzione di come una rete possa generare ricchezza e raccontare Milano. »
COMUNITÀ VIRTUALE E COMUNITÀ FISICA: PER CONCLUDERE
«Non è banale essere qui, stamattina», conclude sorridendo Daniele Manca, rivolto al pubblico. «Io vedo quanto siete interessati e vedo se siete interessati. Questo per me è davvero importante. Forse molto più importante di qualsiasi informazione che cercherò su Google per scrivere il mio prossimo articolo.»