Sono trascorsi diciotto anni e per i 27 poliziotti, responsabili sia delle violenze avvenute nella scuola Diaz sia della divulgazione delle false prove, arriva una nuova condanna. La Corte dei Conti ha stabilito che gli alti dirigenti, gli ispettori e gli agenti coinvolti nei fatti dovranno risarcire due milioni e 800 mila euro per danni materiali. A questa potrebbe aggiungersi un’ulteriore condanna da cinque milioni di euro per danno d’immagine, che dovrà però essere valutata il 22 maggio prossimo dalla Corte Costituzionale, in quando un controverso codicillo del 2009 consente di contestare il danno tributario solo per reati contro la pubblica amministrazione e non per imputazioni come il falso o le lesioni gravi.
Secondo quanto richiesto dal procuratore regionale della Corte, Claudio Mori, la spesa prevede il pagamento dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, le spese legali servite nei tre gradi del processo penale, le provvisionali in risarcimento ai manifestanti inermi massacrati – arrestati sulla base di prove costruite ad arte – e infine il pagamento degli avvocati del gratuito patrocinio delle parti civili.
I fatti della Diaz e il G8, avvenuti nel luglio del 2001, continuano ancora oggi a rappresentare una serie falla nel sistema democratico italiano. In primis perché a niente è servita la pubblica ammenda di due anni fa del capo di polizia Franco Gabrielli visto che in tutti questi anni gli agenti coinvolti hanno potuto tranquillamente fare carriera nonostante le prime condanne e gli avvisi di garanzia. Tanto che Gilberto Caldarozzi, uno dei condannati, è oggi il vicedirettore tecnico della DIA (Direzione investigativa antimafia). Franco Gratteri, all’epoca il più alto in grado, divenne poi questore, prefetto e infine capo della Divisione Centrale Anticrimine prima di andare in pensione. Pietro Troiani è oggi capo di una delle centrali della Polstrada più importanti del Paese. Nemmeno le condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha fermato la loro scalata.
La grande maggioranza del personale di Polizia non ha deposto delle aule durante i processi ma presto tutti i condannati faranno ricorso in Appello. Se la sentenza verrà confermata, i loro stipendi e le loro pensioni verranno pignorati.