È tutto vero. Il 10 marzo le forze militari statunitensi hanno cominciato il loro ritiro dall’Afghanistan, come era stato concordato il 29 febbraio scorso con l’accordo di Doha con i talebani. A renderlo noto sono fonti ufficiali Usa. Dopo quasi 19 anni di guerra, ora gli americani avranno 14 mesi per completare il ritiro di circa 12 mila militari. Secondo le fonti i movimenti sono iniziati in mattinata dalla base militare di Lashkar Gah (capoluogo della provincia di Helmand) e da un’altra nell’est, in provincia di Herat. L’accordo prevede entro metà luglio una prima riduzione da 12 mila a 8.600 soldati. Sempre in questo arco di tempo verranno chiuse 20 basi. Tuttavia, come ha dichiarato il portavoce delle forze Usa in Afghanistan, il colonnello Sonny Legget, le forze Usa «manterranno gli strumenti militari e l’autorità per raggiungere i nostri obiettivi».
Thanks to @POTUS Trump’s leadership, we are finally making substantial progress toward ending our nation’s longest war. Today’s release of the Joint Declaration between Afghanistan and the U.S. marks a pivotal moment in the #AfghanPeaceProcess. #ForAfghanistan #WeAreNATO pic.twitter.com/pWjgiUv6mj
— Department of Defense 🇺🇸 (@DeptofDefense) February 29, 2020
Per la fine del giorno è previsto un voto. Su richiesta degli Stati Uniti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrà decidere se approvare l’accordo di pace con i talebani, tramite risoluzione. Il patto comprende appunto il ritiro militare americano dall’Afghanistan. La bolla di risoluzione «chiede con urgenza al governo della Repubblica islamica dell’Afghanistan di portare avanti il processo di pace, anche partecipando a negoziati inter-afghani con una squadra di negoziatori diversificata e inclusiva, composta da leader politici e della società civile afghana, che includa donne».
Dovrebbero iniziare in giornata i negoziati tra il governo afghano e i talebani e il primo obiettivo sarà quello di garantire un completo e stabile cessate il fuoco. Tutto ciò con la prospettiva di una condivisione del potere.
Se da una parte gli Usa dovranno rimpatriare i propri uomini dall’altra, però, i talebani saranno tenuti a mantenere le loro promesse: ossia di rompere tutti i legami con le organizzazioni terroristiche (prima fra tutte Al Qaida), e avviare da oggi i negoziati con il governo di Kabul. Accordo, quest’ultimo, che fino ad ora era stato escluso da ogni trattativa.
I received a phone call from Pres @realDonaldTrump today, congratulating me on yesterday’s important developments with regards to the evolving peace process. POTUS expressed his confidence in the Afghan government’s leadership and state capacity to lead the next steps in process.
— Ashraf Ghani (@ashrafghani) March 1, 2020
Un Paese, due presidenti
Al momento il governo afghano sta attraversando una crisi istituzionale. Il Paese ha due presidenti: Ashraf Ghani che è stato eletto ufficialmente e riconfermato dal voto per un secondo mandato, e Abdullah Abdullah. L’ex vicepresidente si è autoproclamato presidente, ritenendo di avere vinto lui le elezioni. Ieri, i due si sono insediati parallelamente, con due cerimonie distinte, in due ali del palazzo presidenziale a Kabul.