Sussurri, voci e gridi all’unisono per rivendicare i propri diritti. Centinaia di migranti agricoli stranieri, la maggior parte africani, hanno aderito al corteo di protesta celebrato durante la mattinata del 6 maggio nel centro della città di Foggia. La manifestazione è stata organizzata dal collettivo Campagne in lotta, una rete nata nel 2011 con l’obiettivo di connettere lavoratori e lavoratrici, soprattutto di nazionalità straniera, per sostenere processi di autodeterminazione e auto-organizzazione.
«Siamo stanchi di essere pagati 3 euro all’ora» e «Basta al razzismo» sono gli slogan scanditi al megafono dei manifestanti. E ancora: «Vogliamo i documenti», «Vogliamo un lavoro e una vita normale», continuano i braccianti agricoli. Su uno degli striscioni più grandi appare la scritta: «Noi qui lavoriamo. La pista non si sgombera. Da qui non ce ne andiamo».
Di fatto, le persone che hanno aderito alla protesta vivono a Borgo Mezzanone – una frazione di Manfredonia (a pochi chilometri da Foggia)- nella baraccopoli abusiva sorta accanto al Centro richiedenti asilo. Il ‘ghetto’ è stato il luogo in cui si sono verificati incendi a causa dei quali sono morti due migranti. Non solo, Borgo Mazzanone era anche al centro delle operazioni di abbattimento da parte delle forze di polizia. Lo scorso 17 aprile sono state distrutte 19 baracche, in 17 di esse vivevano circa 50 persone di nazionalità africana. Si stima che entro un anno ci sarà un progressivo smantellamento dell’intero insediamento.