Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), ha parlato a Washington dell’attuale situazione economica mondiale. Il titolo dell’intervento, “Un momento delicato per l’economia globale”, lasciava presagire toni cupi.
Il Fondo ha tagliato per ben due volte le previsioni sulla crescita globale, a fine autunno e successivamente a gennaio, con i ribassi più netti che interessavano soprattutto le stime di matrice europea: sotto la lente – in particolare – erano finite Germania e Italia, le principali realtà manifatturiere e d’esportazione del Vecchio Continente, messe a rischio dalle crescenti tensioni commerciali. Lagarde avrebbe deciso di rivolgersi alla Camera di Commercio americana proprio per scongiurare il pericolo di una guerra sui dazi tra il fronte statunitense e quello cinese.
Lunedì era stato l’Ocse, organo internazionale di studi economici, ad esprimersi sul rallentamento dell’economia: nel rapporto, tra le principali motivazioni del fenomeno, spiccavano l’instabilità politica – Brexit in testa – le dispute sul commercio internazionali e il continuo calo di fiducia da parte dei consumatori e delle imprese. Tra le aree di priorità su cui agire discusse da Lagarde, una di queste riguarda proprio l’Europa: il completamento dell’Unione bancaria e la creazione di un vero mercato unico dei capitali, che rappresenterebbero un potenziale scudo nell’eventualità di una nuova crisi.
«Dalla trade war – ha dichiarato a Washington la direttrice del Fmi – non escono vincitori. Per questo abbiamo bisogno di lavorare insieme per ridurre le barriere tariffarie e modernizzare il sistema commerciale globale». Ma i toni di Lagarde, contrariamente a quelle che potevano essere le previsioni iniziali, sono stati discretamente rassicuranti: ha parlato sì di un momento delicato per l’economia a livello globale, ma ha scongiurato i pericoli di una nuova recessione.
Preoccupano le tensioni internazionali, ma la pausa nell’aumento dei tassi monetari da parte delle banche centrali – secondo Lagarde – contribuirà a spingere l’economia mondiale nel secondo semestre. A conclusione, un invito ai Paesi a fare un uso più intelligente della politica fiscale, mirando quanto più possibile a un buon equilibrio tra crescita, obiettivi di welfare e sostenibilità del debito.