FIORENTINA, CRISI SENZA FINE E BARATRO DELLA B: LA DISPERAZIONE DEI TIFOSI

Più che viola, l’orizzonte della Fiorentina è di un nero intenso. L’esito della 15ª giornata di Serie A ha infatti le sembianze di una sentenza capitale per il Giglio. Per diversi motivi. Non solo perché rinnova il record negativo per il peggior avvio di campionato nella storia della Fiorentina. Non solo perché la sconfitta è arrivata in casa, al 93’, dopo che la Viola aveva creato (e sprecato) diverse occasioni per ribaltare il risultato. Ma, soprattutto, per il contraccolpo mentale che una simile sconfitta rischia di avere su una squadra resa fragile ed enormemente provata da quanto accaduto nei primi tre mesi di campionato.

Qualcuno salvi la Fiorentina

Peggior difesa in campionato. Quindici punti persi da situazioni di vantaggio. 0 vittorie in 15 partite. Ultima, a 6 punti, con il peggior avvio della sua storia. Si potrebbe andare molto avanti nell’elencare i dati che raccontano quanto grave sia la crisi della Fiorentina. L’ultima squadra ad aver fatto peggio di così, ad esempio, è stata il Chievo Verona, che nella stagione 2018/19 arrivò alla 15ª giornata con lo stesso bottino attuale della Viola, ma ridotto di 3 punti a causa di una penalizzazione. A fine anno fu Serie B, preludio del fallimento del 21/22.

L’ultima retrocessione della storia del Giglio risale al 2001/02, quando la Fiorentina chiuse penultima con 22 punti. Qualche mese dopo arrivò il fallimento del club, che dal 2003/04 non ha più frequentato gli ambienti della cadetteria. Anche quella rosa, come quella di quest’anno, era assolutamente valida, e nulla lasciava presagire un tale epilogo. Tra gli altri c’erano Adriano, Morfeo, Manninger, Nuno Gomes. Oltre, ironia della sorte, a Paolo Vanoli.

Paolo Vanoli, allenatore subentrato a Strefano Pioli e già in discussione
Una crisi nera

La Fiorentina rischia di celebrare il centenario dalla sua fondazione con la sesta partecipazione in Serie B della sua storia. Questa coincidenza trasformerebbe la pessima stagione della Viola in una macchia ancora più grande, indelebile, per il club.

È impossibile trovare una singola causa per questo crollo. Anche perché le prospettive in estate erano ben altre: un mercato da oltre 90 milioni di euro, avendo trattenuto il vice capocannoniere dell’ultima Serie A, e con un allenatore che – al netto delle sue lacune – ha vinto uno scudetto appena quattro stagioni fa. E invece la squadra costruita da Pioli e da Pradè si è sciolta come neve al sole di fronte ad un avvio totalmente inaspettato. Tanto che la dichiarazione sulla “lavagnetta”, rilasciata dall’ormai ex allenatore viola a inizio anno, oggi suona al limite del grottesco.

La presentazione di Pioli, primo allenatore della Viola in questa stagione

Responsabilità che vanno ripartite equamente tra guida tecnica e dirigenza. Perché Pioli è arrivato in estate, la squadra è stata costruita sotto le sue direttive, così come è stato l’ex Milan a gestire tutta la preparazione precampionato. E si parla di grandi lacune anche nella preparazione atletica dei ragazzi. Ma allo stesso modo, il quadro è estremamente confuso in dirigenza. Da Alessandro Ferrari, promosso a direttore generale del club dopo una vita passata nel campo della comunicazione. Allo stesso Rocco Commisso, assente da tempo a Firenze (pur per problemi di salute) e percepito come lontano anche dalla piazza.

E pensare che appena un anno fa, con Palladino in panchina, la Fiorentina era prima a pari merito con l’Atalanta. Proprio il caso Palladino rappresenta uno dei (tanti) problemi recenti dell’ambiente viola. Il tecnico, oggi in forza proprio ai nerazzurri, è stato soggetto a pesanti critiche da parte della piazza, come lo stesso Vincenzo Italiano prima di lui. Quattro anni di piazzamenti tra il sesto e l’ottavo posto, due finali e una semifinale di Conference, considerati comunque non all’altezza dalla tifoseria. Che oggi, probabilmente, rimpiange almeno uno dei due allenatori.

Rocco Commisso, presidente della Fiorentina dal 2019
Come reagisce la piazza

Al netto di quanto appena scritto, c’è un aspetto che va precisato. Firenze è certamente una piazza calda, esigente, difficile da gestire. Ma tutto ciò è frutto di un’appartenenza viscerale verso quel Giglio. La stessa appartenenza che ha reso il Franchi una vera e propria bolgia anche nell’ultimo match, specialmente dopo il momentaneo pareggio dei ragazzi di Vanoli.

«Per come la vedo io è finita, le speranze sono molto poche». Così ha commentato per noi la situazione Elia, un giovane tifoso viola, riassumendo la delusione più totale di un ambiente che sta smettendo pian piano di sperare. Per lui, comunque, non esistono alibi. «I principali responsabili sono i giocatori. Loro scendono in campo, e alcuni loro comportamenti sono inammissibili». Il riferimento è soprattutto alla lite Kean-Mandragora per il rigore contro il Sassuolo, un’immagine che non fa che aggiungere negatività ad un ambiente sull’orlo del collasso.

Al termine della gara contro il Verona, la squadra è stata nuovamente sommersa di fischi. «Com’è giusto che sia», precisa Elia. Al termine, non durante la partita. È questo dettaglio a racchiudere l’essenza del calcio. L’amore dei tifosi non andrà mai via, a prescindere dalla categoria e dall’andamento in classifica. Ciò non toglie che la Fiorentina sembra essere entrata in un tunnel senza alcuna via d’uscita, che diventa sempre più profondo, partita dopo partita. E che di questo passo avrà un solo e unico sbocco finale. Che una piazza come Firenze non merita.

A cura di Vito Lotito

No Comments Yet

Leave a Reply