Federica Masolin è uno dei volti simbolo dello Sport di Sky.
Regina della Formula 1, racconta il mondo delle case automobilistiche, dei piloti e dei Gran Premi con grande professionalità, unita a freschezza e spontaneità. Non solo motori, però, ma anche calcio, con le importanti partite di Serie A.
Abbiamo bevuto un cappuccino con Federica durante una piacevole colazione e conversando abbiamo scoperto che anche se si è pieni di impegni, grazie a un’attenta check-list, si può riuscire a fare tutto pur essendo disordinati…
Federica Masolin, Sky quest’anno spegne venti candeline. Cosa significa per te fare parte di questa storia?
Tantissimo. Sono arrivata a Sky nel 2007, quando avevo 21 anni, con uno stage curricolare per prendere la Laurea all’Università Cattolica. Subito dopo ho iniziato a lavorare a Sky che, con il tempo, è diventata una vera e propria casa lavorativa, ma non solo. È divenuta una famiglia, la verità è questa. Tanti miei colleghi mi hanno vista crescere, ma soprattutto io stessa mi sono vista crescere in quell’ambiente. Ho sperimentato tutto quello che c’era da provare dal punto di vista lavorativo, facendo un grande lavoro personale che mi ha permesso di evolvere e diventare la Federica di oggi. Sono molto orgogliosa di fare parte della famiglia di Sky.
Hai gli occhi a cuore…
Sì, mi emoziono, davvero, perché le opportunità per andare via ci sono state, ma io a Sky sto bene e fino a quando la situazione è questa va bene così. Inoltre, sono una persona molto fedele, in generale nella vita, verso le persone alle quali voglio bene. Sky non è un individuo, ma è una società che amo molto quindi mi sono sentita di esserle fedele. Ho avuto la fortuna di trovare subito un posto che mi permettesse di capire se quello potesse essere il mio mondo, iniziando a fare tutto ciò che si poteva fare. Voglio molto bene a Sky perché mi ha permesso di sperimentare, sbagliare, impegnarmi e ciò è stato bellissimo. È stato un percorso fondamentale. Devo tanto a Sky e sarò sempre grata per tutto.
Puoi raccontarci il tuo percorso?
Ho iniziato facendo tutto. I miei colleghi mi ricordano quando indossavo sempre le ballerine e mi caricavo di montagne di beta, le vecchie e grosse cassette su cui venivano registrate le riprese. Io le ingestavo, prendevo i time code, coprivo i servizi dei miei colleghi, facevo la scalettatura delle partite di pallavolo, di calcio, qualunque cosa. Mi mettevo in sala con i miei colleghi per capire come speakerare e per vedere come montassero loro. Come inviata ho iniziato con le partite di pallavolo. Ho fatto proprio la gavetta in tutte le sue forme ed è quello che consiglio sempre a tutti.
Perché?
Perché solo quando sai cosa c’è dietro a quello che fai, puoi riuscire ad apprezzare quello che c’è davanti e a capire che ci sono delle tempistiche da rispettare o delle problematiche da affrontare. Quando si arriva troppo presto a metterci solo la faccia, secondo me è molto pericoloso per sé stessi perché si rischia di non capire bene come funziona tutta la macchina e, invece, questa è la parte fondamentale del nostro lavoro.
La tua macchina in questo caso è la TV…
Io conosco bene la televisione perché ho fatto sempre televisione. Anche dal punto di vista editoriale dietro c’è un mondo immenso. Quando si vede una persona che va in onda e lancia dei servizi, si deve pensare che dietro c’è un gruppo di lavoro che può avere situazioni da risolvere, come non trovare il materiale giusto da utilizzare nel tempo previsto o dover scegliere tra immagini belle e brutte e molto altro. Si può domandare ciò che non si sa, certamente, ma se si ha la possibilità di conoscere è giusto farlo. Quando hai cognizione di causa, domandi in maniera più consapevole, più soft e potrai comprendere molto meglio.
Dai beta al presentare l’evento per i 20 anni dell’azienda.
È stato bellissimo. Dopo la presentazione dei palinsesti, abbiamo organizzato una festa all’interno di Sky ed è stato stupendo vedere come tutto il mondo della società fosse presente e si sia goduto la festa. Mi sono resa conto del fatto che noi siamo dei privilegiati perché siamo al centro degli eventi e raccontiamo tutto, io ad esempio la formula uno. In più ci pagano per andare a vedere quello che la gente paga per conoscere, in un contesto anche migliore perché lo viviamo da dentro. Tanti altri colleghi, invece, restano in ufficio tutto il giorno, rispondendo al telefono e facendo quadrare i numeri. Quindi, davvero, dobbiamo sempre ricordarci cosa c’è dietro. Per loro partecipare a questa festa, tutti insieme, è stato qualcosa di speciale e io sono fiera di essere stata lì ad arringare la folla.
Come vivi il fatto di essere donna e il volto di punta della F1 italiana?
Quando lavoro io non so se sono uomo o donna. Mi interessa, invece, pensarmi essere viente, umano, professionale. È un concetto nel quale credo tanto. Intendo dire che per me lavorare è bellissimo quindi penso che quando una persona è preparata, curiosa e anche umile nel modo di approcciarsi a ciò che non conosce, non abbia bisogno di doversi affermare solo in quanto essere uomo o donna. Non amo l’idea che ci debbano essere per forza delle quote rosa nel nostro lavoro, come anche nelle altre professioni, perché credo che noi essere umani siamo talmente in gamba e sfaccettati nel nostro modo di essere da arrivare a considerazioni che vanno al di là del sesso, ma focalizzate, invece, più sulla meritocrazia.
Ti riferisci a qualcosa in particolare?
Pensiamo ad esempio al mondo della Formula 1, sempre più al femminile. Anche nella sfera della Comunicazione le ragazze sono tantissime, come nell’Hospitality. Ormai ci sono donne che sono bravissimi meccanici e ingegneri, mestieri invece collegati spesso alle figure maschili. Fortunatamente sta cambiando il vento rispetto al solito modo di pensare che “agli uomini piacciono le macchine e alle donne le Barbie”. Ma perché? Io ho sempre amato allo stesso modo le macchine e le Barbie.
Barbie può essere tutto ciò che vuole.
Certo! Alcune volte mi dicono “eh ma tu non hai mai cambiato una candela a una macchina.” Va bene, ok, e magari non ho mai giocato a pallone. E quindi? Ciò non vuol dire che io non possa avere alcune nozioni di quel settore, come sapere cosa sia il fuorigioco. Ancora di più non esclude che io possa raccontarlo o mettermi nei panni di chi è a casa. In tal caso ancora meglio, perché questo è il mio ruolo: cercare di capire cosa gli spettatori vorrebbero comprendere, guardare, scoprire nel dettaglio. Ovviamente, i supertecnici sono altri.
Se dico “Barbie seduta sul seggiolino di San Siro”, mi rispondi…
Allo Stadio con papà.
Perché hai iniziato a vivere il mondo dello sport grazie a lui.
Sì, mi portava a vedere le partite di calcio, pallavolo, basket, gli incontri di tennis, l’offshore e la Formula 1. Tutto! Ero molto gelosa di mia sorella minore, così lui cercava di evitare che lei finisse sotto le mie grinfie o che la mamma potesse prendersi cura della piccola. Mi diceva “Andiamo” e io lo seguivo insieme alle mie Barbie.
E cosa provi ora quando ti trovi nel paddock?
Ormai è casa mia. È la normalità, perché la routine ti porta a pensarlo come il tuo ufficio. Quando ci sei dentro, purtroppo o per fortuna, diventa la tua normalità, ma la prima volta in giro per i paddock del mondo, scoprendoli, è stato davvero emozionante. Oggi se mi fermo a pensarci mi dico “Cavolo, ci sono, sono qui e racconto io tutto questo all’Italia intera, insieme al mio gruppo di colleghi”. È edificante e bellissimo! È wow!
Qual è il segreto per viverlo sempre in modo appassionato?
Io parlo con tutti e questo mi permette di raccontare sempre storie diverse, grazie al fatto di conoscere le emozioni e i feeling degli altri: come stanno, come vivono, come arrivano. Altrimenti sarebbe tutto sempre identico.
E la chiave per svolgere il tuo lavoro con successo e soddisfazione?
Avere molta curiosità, metterci tantissimo impegno e aggiornarsi continuamente, leggendo e studiando certo, ma anche chiacchierando con i colleghi e le persone che fanno parte del mondo di cui ti occupi. Anche questo è fondamentale!
Ti piacerebbe provare strade nuove?
Sì, non mi precludo niente, ma non vorrei abbandonare la Formula 1, sarebbe come dividermi da un figlio. Magari potessi fare tutto! Sto attenta a dirlo perché mi dicono che voglio fare tutto io…ma la verità è che a me piace da pazzi lavorare. Amo confrontarmi con realtà che non rientrano nella mia comfort zone. Non mi piace prevaricare gli altri e screditare i miei colleghi. Per me sono tutti bravi, poi c’è chi apprezzo di più e chi di meno, come in ogni sfera della vita.
Non hai paura dell’incerto?
Non dico mai “no” a niente a priori. Mi comporto così nella vita in generale. Mi piace provare, sapendo che, poi, magari, posso tornare indietro. Non penso che capire e riconoscere che qualcosa non faccia per te rappresenti un fallimento.
Famiglia e amicizia: quanto contano queste due parole per te?
Moltissimo. Amo trascorrere tutto il tempo che posso con la mia famiglia e i miei amici. Adoro mio nipote, il figlio di mia sorella (sì, quello che tartassavo da bambina): è l’unico uomo che po’ dirmi cosa devo fare (sorride, ndr).
Colore preferito.
Il bianco, perché racchiude l’insieme dei colori. Alla fine mi piacciono comunque tutti. Sono un’indecisa nella vita! (ride, ndr). Amo il rosa, l’azzurro, l’arancio, il giallo…Se chiudo gli occhi, però, penso al bianco perché è puro.
Estate o inverno?
Estate.
Dolce o salato?
Oooh, mi piace tutto, la pizza e il gelato, le schifezze, ma se devo scegliere, salato.
Quali sono i tuoi hobby?
In primis, l’arte. Sono un’appassionata mi piacciono le mostre, scoprire la storia delle chiese, delle sculture, di tutto ciò che trovo. Infatti vorrei prendere una seconda Laurea in Storia dell’Arte, ma chissà quando avrò tempo. Probabilmente dovrò studiare di notte, ma va bene. Mi fa impazzire! E in più quando posso dipingo.
Pittori o artisti preferiti?
Ne ho tanti. Mi piace molto il modo in cui Andy Warhol ha raccontato la contemporaneità. Amo molto anche Degas – con le sue ballerine, perché ho praticato danza classica per quasi tutta la vita – e Matisse.
Musica classica unita al rombo dei motori.
Sì, suono il pianoforte da quando sono bambina. Mi piace soprattutto il repertorio classico, ma anche i brani di Giovanni Allevi e Luigi Einaudi. Durante il lockdown ho comprato una chitarra classica perché pensavo di riuscire a imparare a suonarla, ma per ora si parla solo di pochi accordi (sorride, ndr).
Un solo quadro da esporre in casa. Quale scegli?
Il cielo stellato di Vincent Van Gogh. Mi fa sognare.
Ami la moda?
Sì e comprare vestiti, scarpe e borse è una vera malattia!
Un tuo pregio che traspare dalla tv e ora, posso confermare per chi legge, anche dal vivo è la naturalezza.
Credo che nella vita, come in tv, ognuno debba mostrarsi ed essere quello che è realmente. Oggi, oltretutto, abbiamo a che fare con un pubblico veramente molto preparato quindi proporsi in maniera finta non funziona. Bisogna sentirsi bene nei propri panni. La naturalezza è fondamentale.
Cosa ami di più dello sport?
Il suo essere una passione che unisce. Può dividere, certo, ma in quel caso sta all’intelligenza delle persone. Lo sport, nel suo senso più profondo, è un elemento di unione.
C’è differenza tra il tifo della Formula 1 e quello calcistico?
Sono diversi da un punto di vista culturale, ma nel dettaglio non saprei spiegare perché. Io non ho mai visto ne sentito parlare di risse tra un tifoso della Ferrari e uno di Max Verstappen. Le persone che vengono ad assistere ai Gran Premi sono lì, vicine, magari bevendo alcune birre e quindi essendo un po’ allegre, ma non è mai successo che io venissi a sapere di situazioni incresciose come bottiglie buttate in pista.
“Grazie” è una parola importante. A chi la riserveresti?
Alla mia mamma e al mio papà, che non mi hanno mai vincolato in niente, lasciandomi sempre molto libera. Credo che la libertà sia un valore impagabile, insieme alla fiducia e alla lealtà. Vanno di pari passo. Grazie ai miei genitori ho imparato a essere indipendente, stato in cui, comunque, devi capire come gestirti e regolarti. Per questo, allora, posso dire grazie anche a me stessa.
Un consiglio per chi si vuole lanciare nel lavoro dei propri sogni?
Credici sempre perché se qualcuno ti sceglie è perché pensa che tu possa farcela.
Passiamo al cuore della Formula 1. Credi che per tornare a vincere la Ferrari debba ingaggiare ingeneri stranieri?
No, anche perché per esempio Andrea Stella ci insegna che anche gli italiani possono far bene altrove. Non dobbiamo invidiare niente a nessuno, anche noi siamo capaci di fare molto bene. I fattori fondamentali sono l’organizzazione, la progettualità e la pazienza. Poi certo bisogna mettere gli uomini giusti nei ruoli giusti. Ma non credo che pescare dalla Red Bull possa essere la soluzione. Sono fiduciosa che prima o poi la Ferrari riuscirà a far emergere le sue qualità.
Il secondo posto in Austria di Leclerc e l’ottima gara di Sainz possono essere il punto di svolta della stagione della Ferrari o sarà solo un fuoco di paglia?
Purtroppo, a Silverstone la Ferrari ha chiuso nona e decima, perciò il podio dell’Austria non è il punto di svolta. Ora vediamo come andrà a Budapest. Gli aggiornamenti portati a Barcellona sono stati ben digeriti dai piloti. La macchina sicuramente si comporta in maniera diversa. Silverstone, però, ci ha insegnato che non basta e soprattutto che gli altri progrediscono ogni gara e quindi bisogna essere veloci non solo in pista ma anche con le idee.
Che idea ti sei fatta di Max Verstappen?
È un pilota costruito per vincere. È molto freddo, non si esaltata di fronte a grandi imprese e non si abbatte mai. Quest’anno mi ha stupito perché ha fatto vedere di essere anche sensibile nel capire e gestire la macchina. Domina perché è sempre molto concentrato, è asettico dal punto di vista emotivo ed è completamente appoggiato dalla squadra. In Red Bull c’è lui e poi il vuoto.
Ti aspettavi un salto di qualità così importante dell’Aston Martin rispetto agli anni passati?
No, ma nel paddock si diceva che con l’arrivo di Stroll e dei tanti soldi spesi sarebbero progrediti. Ma non è sempre detto che con i soldi si arrivi all’optimum. Ci hanno creduto, iniziando un percorso con Sebastian Vettel, che gli ingegneri dicono essere il numero uno nello sviluppo della macchina. E poi hanno preso Fernando Alonso che a mio avviso è uno dei piloti più forti di sempre. È capace di tirare fuori il meglio dalla macchina. Nelle ultime gare hanno faticato, ma sono sicura che ne ritorneranno al vertice perché hanno tanti uomini, tante idee e un bel budget.
Alonso di nuovo in lotta per il podio quanto fa bene a questa Formula 1?
Moltissimo perché è amato e odiato allo stesso tempo. Forse oggi i tifosi orfani di lui in Ferrari sono anche un po’ stizziti del fatto che lui spesso sottolinea le prestazioni negative della Ferrari. Ma fa bene perché è un bel personaggio, un vero racer, un amante di questo sport e un campione incredibile che ha vinto meno di quello che avrebbe potuto.
Qual è il pilota che attualmente ha più fame di risultati secondo te?
Sono in molti. Max perché vuole continuare a macinare record. Hamilton perché vorrebbe conquistare l’ottavo titolo che gli permetterebbe di superare Schumacher. Ma chi scalpita di più è Leclerc, è lui forse quello che ha più fame di tutti perché si parla di lui come il predestinato, come il talento, come la massima espressione del connubio pilota geniale e macchina. Vediamo quando e se riuscirà a raccogliere questi risultati.