Colloqui produttivi, ma nessun compromesso trovato. Questa è ancora una volta la sintesi del vertice tra Russia e Stati Uniti per la pace in Ucraina. Putin non arretra sulla cessione dei territori alla Russia e si dichiara pronto alla guerra con l’Europa. Dopo tre ore di attesa nell’anticamera, gli inviati della Casa Bianca, Steve Witkoff e il genero del presidente Jared Kushner, sono stati ricevuti da Putin. Mentre l’inviato di Mosca per la cooperazione economica, Kirill Dmitriev, intratteneva gli americani passeggiando tra il Bolshoj e il mausoleo di Lenin, Putin parlava con i giornalisti.
Il nodo centrale: i territori
Il leader del Cremlino ha esordito confermando la conquista, o meglio “la liberazione”, come l’ha definita lui, di Vovchansk e Krasnoarmejsk (nome sovietico di Pokrovsk), «un trampolino di lancio per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati all’inizio dell’Operazione militare speciale» e «avanzare in qualsiasi direzione». Un video mostra la bandiera russa sventolare sulla piazza centrale di Pokrovsk, contesa da un anno e mezzo.
Ma secondo Kiev, Putin dice il falso e gli ucraini stanno resistendo: perdere quelle terre sarebbe un disastro perché proprio di lì passano strade e ferrovie che portano alle ultime difese nazionali, nel Donetsk. Le fonti NATO però confermano l’avanzata russa: Pokrovsk è caduta al 95%. Putin intanto incalza: se l’Ucraina nega questa conquista è perché «è attualmente impegnata in questioni diverse». E poi attacca Zelensky: «essendo sempre in viaggio a chieder soldi, probabilmente non ha tempo per gli affari correnti».

L’affondo all’Ue
Arriva poi un brusco attacco al Vecchio Continente, come mai aveva fatto prima. Secondo Putin, gli europei «non hanno un programma di pace, sono dalla parte della guerra». Per il Cremlino si sono esclusi da soli quando hanno interrotto i contatti con la Russia. Hanno «iniziato a ostacolare gli sforzi del presidente Trump per raggiungere la pace attraverso i negoziati. E quando cercano di apportare modifiche alle proposte di Trump, mirano a un solo obiettivo: bloccare l’intero processo di pace, avanzare richieste completamente inaccettabili per la Russia per incolpare la Russia del fallimento».
E poi è arrivato l’avvertimento: «Non abbiamo intenzione di andare in guerra con l’Europa. Ma se l’Europa volesse combattere contro di noi e lo facesse, saremmo pronti fin da subito». E se, sempre secondo Putin, l’aggressione in Ucraina sta avvenendo «in maniera chirurgica, con attenzione», molto diverso sarebbe uno scenario di guerra con l’Europa.

Fallisce l’incontro con gli americani
Quando ormai a Mosca erano le 17,30, Putin ha incontrato Steve Witkoff e Jared Kushner. Al fianco dello zar, Jurij Ushakov e Kirill Dmitriev, l’unico ad aver parlato di «una giornata importante per la pace». Cinque ore dopo, la situazione non era molto diversa. La Russia continua a non voler cedere sull’occupazione dei territori, ma certe condizioni non sono negoziabili né per l’Ucraina né per gli Stati Uniti.
Nel frattempo il Presidente Trump durante la riunione di gabinetto alla Casa Bianca ha affermato di sperare “di risolvere una nona guerra”, ma si è anche lasciato scappare che “la situazione non è facile”.