
Da Wao, uno spazio libero di coworking nel quartiere Isola nel centro di Milano, il graphic designer Lele Lutteri, curatore della mostra Faketicci, racconta le sue creazioni ispirate alle commedie degli anni ’80 e ’90.
Che cos’è questa mostra?
Faketicci è nato un po’ come un gioco, un allenamento creativo che ho iniziato a fare durante la pandemia, perché il mio lavoro da graphic designer era calato. Ho pensato a tutta una serie di lavori e opere legate a delle scene che fanno ridere all’interno delle commedie della mia adolescenza. Tante volte, o meglio sempre, quello che io ho realizzato non esiste, non è mai stato inquadrato.

L’esempio che di solito faccio è quello del cartellino dell’azienda, la Megaditta di Fantozzi. In quella scena il cartellino di Fantozzi non viene mai inquadrato, quindi fondamentalmente non esiste. L’ho ricostruito andando a pescare tutte le informazioni che potevano aiutare a mettere insieme questo feticcio, quindi il nome dell’azienda e la matricola di Fantozzi. Ho inserito anche i buchi temporali di timbratura di Fantozzi visto che nel primo film si fa tipo 12, 13 giorni chiuso nei bagni.
C’è anche la campagna di Velatissimo. Nel film viene fatto un brief e viene trovato un payoff. Mancava solo di realizzare graficamente quella che poteva essere una vera e propria campagna pubblicitaria del prodotto.

Qual è l’oggetto a cui è più legato?
Forse il manifesto di Squartami Tutto è uno di quelli a cui più son legato, perché ha proprio quel sapore del B-movie horror anni ’70. Mi sono anche divertito nell’invecchiarlo. Nel senso che, essendo pezzi unici, una volta stampati mi sono proprio divertito a customizzarli, pasticciandoli e camminandoci sopra.

Secondo lei questi film hanno ancora qualcosa da dire?
Io penso che abbiano qualcosa da dire nel momento in cui restano calati nel loro contesto storico. Oggi giustamente tantissime battute e gag presenti in questo tipo di film non sarebbero più socialmente accettabili. Il politically correct ha portato a escludere un certo tipo di comicità greve o che ruota attorno magari alla sessualità, a battute facili magari con qualche parolaccia. Già ai tempi erano considerati un po’ alcuni di questi B-movie.

Poi sicuramente il capitolo Paolo Villaggio e soprattutto Fantozzi è un mondo a parte, perché c’è anche uno spaccato della società dei tempi. È un gradino più in alto rispetto magari a un film come Vieni avanti cretino, che è un insieme fondamentalmente di gag. Ad oggi possono ancora far ridere tenendo a mente che quella che oggi potrebbe essere considerata cattiveria e discriminazione ai tempi a mio parere non lo era.
Può nascere oggi un nuovo Paolo Villaggio?
Ad oggi quelli che vengono chiamati cinepanettoni sono completamente privi a mio parere di questo tipo di analisi della società, degli stereotipi eccetera quindi non riesco a pensare che siano testimoni di quello che è stato il lavoro di Villaggio.