Enrico Dicò, artista italiano nato a Roma nel 1964, crea opere d’arte usando, anziché pennello e tavolozza, il fuoco. La sua tecnica si basa sull’utilizzo di immagini fotografiche che «invecchio, lavo, lavoro con un mix di composti chimici, per ottenere un colore che sembra di 500 anni fa», come apprendiamo dalle parole dell’artista.
Una persona, tante sfaccettature. Nelle sue mani, l’universo neo pop viene drammatizzato da dinamiche corrosive e combustioni, attraverso una tecnica che – dichiara l’artista – è nata casualmente: «In un frangente privato di disorientamento emotivo, osservando le inattese, affascinanti deformazioni di una lastra di plexiglass, sotto l’azione ripetuta di un accendino». La tecnica, infatti, viene messa in atto utilizzando il fuoco e creando, così, un forte impatto visivo.
Uno stile definito pyro-pop dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale – per commentare lo stile di Dicò – ha considerato e unito due cardini delle avanguardie del Novecento: l’americano Andy Warhol e l’italiano Alberto Burri. Un approccio all’arte, quello dell’artista romano, che lo ha portato ad essere chiamato The Fire Artist nella terra delle celebrità di Hollywood, tra le quali è una vera e propria star.
Una fiamma che brucia anche oltre oceano
Roma ospita una galleria, la Dicò Gallery, che l’artista ha aperto nel giugno del 2019. La location è ispirata al modello della factory newyorkese, emblema della vita e della produzione del prima citato Andy Warhol.
In America, invece, le opere di Enrico Dicò sono entrate a far parte delle collezioni private di importanti personaggi dello star system. Tra questi, Morgan Freeman, che ha introdotto la personalità dell’artista italiano nel mondo di Hollywood.
Anche la coppia Javier Bardem/Penelope Cruz è fan di Dicò, come – tra i tanti – Keanu Reeves e Sylvester Stallone. L’ex Rocky avrebbe come obiettivo quello di organizzare all’artista del fuoco una mostra internazionale.