Il popolo del centrosinistra ha parlato e ha eletto il nuovo segretario del Partito Democratico: Elly Schlein. Non partiva da favorita, ma il voto nei circoli della settimana scorsa aveva fatto capire che la rimonta su Stefano Bonaccini era possibile. Lo spoglio ha certificato la vittoria della deputata con circa 8 punti di vantaggio: 53.8% a 46.2%. Inoltre, è anche il sistema elettorale a favorire la Schlein: come nelle primarie americane, vincere in una regione permette al candidato di eleggere dei delegati che voteranno il nuovo segretario nell’assemblea nazionale. La deputata è attualmente avanti in 14 regioni su 20.
Mai come questa volta la partita per la segreteria è stata aperta fino all’ultimo e anche questo è un indicatore significativo del momento di difficoltà e disorientamento del partito e degli elettori della sinistra in generale. Per la prima volta nella storia del Pd, il segretario sarà diverso dal candidato che era uscito vincitore dal voto degli iscritti nei circoli. La settimana scorsa, infatti, era stato Bonaccini a trionfare fra i militanti con il 46.6% dei voti.
Oggi ha vinto la proposta più radicale, più di rottura con il renzismo che ancora serpeggiava silenzioso nel Pd e maggiormente in grado di rilanciare la sinistra in senso stretto. Ha vinto il volto più nuovo ma anche quello sostenuto dalle correnti più influenti del partito. Ha vinto un’idea di Pd che guarda ad un modello alla Ocasio-Cortez piuttosto che ai socialdemocratici tedeschi.
Affluenza: superata soglia 1 milione di elettori
Il dato che alla vigilia spaventava di più la dirigenza dem era quello sull’affluenza ai gazebo. L’incubo di non riuscire a superare il milione di votanti aleggiava da giorni nei corridoi del Nazareno e la giornata piovosa sembrava non promettere nulla di buono. Verso l’ora di pranzo in tanti hanno però tirato un sospiro di sollievo: la presidente della commissione nazionale per il congresso Silvia Roggiani ha comunicato che avevano già votato quasi 600 mila persone. Ciò significava che il trend delineava un’affluenza sopra al milione.
In serata sono arrivate le rassicurazioni sul dato finale dei partecipanti: si è superato lo scoglio del milione di persone che hanno espresso la loro preferenza per il nuovo segretario. Sono numeri lontanissimi dai 3.5 milioni delle primarie del 2007, ma anche dagli 1.6 milioni delle ultime consultazioni. Nel momento di massima crisi del partito e con un’astensione dilagante, essere riusciti a mobilitare oltre un milione di elettori è vista però come una vittoria dal Pd.
Le percentuali della sfida
Per quanto riguarda le percentuali di voto ai candidati, dalle urne escono verdetti interessanti. Elly Schlein ha stravinto a Roma e Milano, dove ha doppiato Bonaccini. Successo anche nelle altre maggiori città fra cui Torino, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. I centri urbani, ultimi feudi del Pd, si sono quindi schierati in massa con il volto nuovo della sinistra. La candidata ha prevalso in quasi tutte le regioni del Nord Italia, escluso il Trentino. Nelle regioni rosse ha avuto la meglio la nuova segretaria: in Toscana ha trionfato con oltre il 60% dei voti, mentre in Emilia-Romagna la vittoria è di misura sul governatore in carica. Bonaccini ha avuto la meglio in Puglia, Sardegna, Abruzzo e Campania, ma non è bastato per ribaltare il vantaggio dell’avversaria al Nord. Il supporto dei sindaci e degli amministratori del Pd non gli è stato quindi sufficiente per sfondare nel cuore dell’elettorato dem.
Le parole di Elly Schlein dopo la vittoria
È circa mezzanotte quando Elly Schlein si presenta davanti alle telecamere per commentare il risultato. «Abbiamo fatto insieme una rivoluzione. Anche questa volta non ci hanno visto arrivare. Il popolo dem è vivo, c’è ed è pronto a rialzarsi». La neosegretaria non ci mette molto a fissare gli obiettivi del suo nuovo corso: «Contrasto ad ogni forma di diseguaglianza, contrasto al lavoro precario e alla crisi climatica. Non dobbiamo tradire questa fiducia che ci è stata data; abbiamo fatto da ponte fra dentro e fuori il partito per liberare le energie migliori. Ma anche fra generazioni diverse». Ed è qui che parte la testimonianza ad effetto: «Mi hanno colpito alcuni messaggi di donne di più di 100 anni che mi hanno votata e mi hanno scritto che erano 90 anni che aspettavano di scegliere una segretaria».
Non sono poi mancati i ringraziamenti di rito: «Voglio ringraziare tutta la comunità democratica, il segretario Letta, la dirigenza, tutti gli iscritti e le iscritte che si sono spesi ai gazebo per permettere di esercitare questo momento di democrazia».
È sul finale del discorso della nuova segretaria che arriva l’affondo sul governo: «Saremo un bel problema per il Governo Meloni. Faremo le barricate contro i tagli e le privatizzazioni della sanità pubblica che questo governo sta già facendo. Non permetteremo che passi sotto traccia che davanti ad una scuola è stata compiuta un’aggressione squadrista. Saremo al fianco di chi lotta per la giustizia climatica perché non abbiamo più tempo: lavoreremo per una vera e profonda conversione ecologica che accompagni la società e l’industria. Ci batteremo contro gli stage gratuiti e lotteremo per avere il salario minimo. Lo faremo rivolgendoci a tutte le opposizioni per fare questa battaglia insieme».
Infine, ecco la risposta a chi già parla di un Pd diviso dopo la sua vittoria: «Lavorerò per l’unità del partito e sarò la segretaria di tutte e di tutti, ma senza rinunciare ad inseguire una direzione che oggi gli elettori ci hanno indicato».
Chi è Elly Schlein
Elena Ethel Schlein è nata nel 1985 a Lugano ed è figlia di due professori universitari: la madre, italiana, è stata preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi dell’Insubria; il padre, americano, è professore emerito di Scienze politiche. Elly ha frequentato prima il Dams a Bologna e poi si è laureata in Giurisprudenza. Fin da giovanissima si appassiona alla politica, tanto da andare due volte negli USA per fare la volontaria durante le campagne elettorali di Barack Obama.
La sua carriera inizia nel Pd, nell’area di Pippo Civati. Dopo un importante percorso di militanza e associazionismo, arriva la candidatura all’Europarlamento nel 2014. Viene eletta al Nord Est con oltre 50 mila preferenze, ma presto rompe con Renzi e lascia il partito. Approda in Possibile, nuovo movimento di Civati, nel quale rimarrà fino al 2019. Finita l’intesa con il suo mentore, nel 2020 diventa il volto di Emilia-Romagna Coraggiosa, lista che raggruppa diverse anime della sinistra. Alle regionali risulta la candidata più votata con oltre 22 mila preferenze e viene quindi nominata vicepresidente della Regione da Bonaccini. La Regione comincia presto a starle stretta e il Pd la candida alla Camera per blindarla all’interno del partito. Viene quindi eletta nel listino proporzionale dell’Emilia-Romagna con i democratici.
Da tanti è considerata l’anti-Meloni e il discorso in Piazza del Popolo durante la chiusura della campagna delle ultime politiche è diventato il suo marchio contro la premier: «Sono una donna. Amo un’altra donna e non sono una madre, ma non per questo sono meno donna».