Dieci anni senza Elizabeth Taylor, la Diva dagli occhi viola. Anticonformista, filantropa e attrice di talento, che ha segnato non solo il mondo del cinema. Il 23 marzo 2011 muore nella sua casa di Bel Air, in California, vicino alla Hollywood che l’ha resa una star internazionale. Insieme a lei si chiude definitivamente un capitolo di leggende, amori e film intramontabili che hanno raccontato cinquant’anni d’America dentro e fuori lo schermo.
Da Star bambina a diva con gli occhi viola
Per tutti era Liz. Anche se non amava particolarmente il diminutivo, era quello con cui debutta nel cinema a soli dieci anni e con cui conquista il successo, ancora bambina, con Torna a casa Lessie! nel 1943.
Sono i genitori a vedere le sue potenzialità. Lui commerciante d’arte, lei ex attrice, si sono trasferiti dai sobborghi di Londra, dove Elizabeth era nata, il 27 febbraio 1932, a Los Angeles, dopo lo scoppio della guerra. Hollywood è il luogo di promesse e sacrifici, in cui sin da subito si intrecciano carriera e vita privata della futura diva.
Appassionata di cani, gatti e soprattutto cavalli – in seguito li descriverà come i suoi coprotagonisti preferiti – si guadagna la fama di bambina prodigio nel film per l’infanzia Gran Premio, insieme a Mickey Rooney. È l’inizio di una collaborazione ventennale con la Metro Goldwyn Mayer, con si farà conoscere in drammi e commedia adolescenziali come Cynthia o Piccole Donne, complici il fascino ancora immaturo e i distintivi occhi viola.
Fiorisce nell’adattamento di Una tragedia Americana, Un Posto al sole (1952), di George Stevens. Nei panni della ricca, innamorata di un sedicente assassino, Angela Vickers, Elizabeth dimostra di possedere la verve tragica e la capacità di bucare lo schermo che la imporrà tra le attrici più celebri dei decenni successivi. Accanto a lei, Montgomery Clift, bello e dannato, confidente di una vita fino alla scomparsa nel 1966.
Il successo, l’Oscar e gli amori
Di belli e dannati Liz se ne intende bene e, lo farà per tutta la vita. Dalle profonde amicizie con Rock Hudson e James Dean, con cui girerà Il Gigante, l’ultimo film prima della morte della star di Gioventù Bruciata nel 1952. Al legame fraterno, in tarda età, con il tormentato Michael Jackson, che le dedicherà anche una canzone. Fino agli uomini delle sue tormentate storie d’amore, che culmineranno in ben otto matrimoni.
Il primo, mentre stava girando la figlia di Spencer Tracy ne Il Padre della Sposa, con l’ereditiere Nicky Hilton. Un’unione fasulla, combinata dalla casa di produzione del film, destinata a durare pochi mesi e a destare scandalo con la sua fine nell’America benpensante degli anni ’50.
Non sarà la prima volta per Liz. Dopo i matrimoni, che le regaleranno tre dei suoi quattro figli, con Michael Wilding e Mike Todd, morto in un tragico incidente aereo, sfiderà spesso l’opinione pubblica. Sullo schermo con ruoli provocatori, come La Gatta sul tetto che scotta, del dramma di Tennessee Williams, dove tenta di sedurre disperatamente Paul Newman, nei panni del marito alcolista. O quello della paziente, psichiatrica che rischia la lobotomia in Improvvisamente l’estate scorsa di Joe Manckievic. O ancora la escort di lusso di Venere in Visone, che le vale il suo primo Oscar nel 1960.
Tutte donne inquiete, straziate, ma allo stesso tempo disposte a combattere. Proprio come la loro interprete, che, fuori dallo schermo, negozia i suoi contratti, liberandosi dalle imposizioni dello star system hollywoodiano e diventando la prima donna ad ottenere una paga di 1 milione di dollari per un film.
Vince poi una dura lotta contro la morte, a causa dei continui problemi di salute e di una polmonite che porta i giornali ad annunciarne il decesso. Ma anche contro il proprio pubblico per vivere a modo suo – un po’ come Frank Sinatra. Prima sposando il cantante Eddie Fisher, rubandolo all’amica, Debbie Raynolds, e poi Richard Burton, nella relazione più scandalosa degli anni ’60.
Dieci film, tanti diamanti e due matrimoni
Liz e Burton si conoscono quando il set di Cleopatra si sposta a Roma nel 1961. Lei è la regina d’Egitto e lui Marco Antonio. Entrambi sposati, eppure innamorati, la loro passione – le scandale – è una leggenda, il simbolo dei sogni e delle ricchezze dell’epoca d’oro di Hollywood, funestata però dall’ombra dell’alcolismo e dei sensi di colpa. La raccontano pagine dei tabloid ma anche delle testate più influenti dell’epoca. Proprio in quel periodo nasce il termine Paparazzo, da uno dei personaggi della Dolce Vita di Fellini. Persino il Papa, quando apprende la notizia, minaccia la scomunica.
Anche quando la loro unione diventa regolare nel 1964, continuano gli eccessi, le folle oceaniche di fan, le litigate furiose e le riappacificazioni con lettere d’amore e gioielli vistosi. Il più famoso è il diamante Taylor Burton, da 68 carati, acquistato da Cartier per 1 milione di dollari.
Adotteranno insieme una bambina con disabilità, Maria. In dodici anni, fino al 1975, riusciranno a divorziare e risposarsi per ben due volte. Continueranno ad amarsi ben oltre i successivi matrimoni, quelli di lei con il senatore John Warner e poi con Larry Frontesky negli anni ‘90. Li separerà solo la prematura morte di lui, nel 1984.
Insieme girano dieci film, tra cui la commedia shakespeariana La Bisbetica Domata, per la regia dell’italianissimo Franco Zeffirelli, e Chi ha paura di Virginia Woolf? del 1966, un dramma tagliente che regala a Liz il suo secondo Oscar.
Dalle ceneri alla beneficienza
Fosse solo per i drammi sentimentali, forse non ricorderemmo Elizabeth Taylor con tanto rimpianto. Sopravvissuta alle Marylin, alle Grace Kelly e alle Ava Gardner, negli ultimi anni della sua carriera riesce a indirizzare la sua fama e il suo talento oltre il cinema. Dopo un periodo difficile, segnato dalla dipendenza da farmaci, è la prima personalità di spicco a farsi ricoverare pubblicamente in un centro di riabilitazione, il Betty Ford. Non nasconde le sue debolezze e vuole essere d’esempio.
Colpita dalla morte dell’amico omosessuale Rock Hudson, si impegna nella lotta al morbo di fine secolo, l’AIDS. Nel 1991 fonda l’Elizabeth Taylor AIDS Foundation, organizza raccolte fondi e fa arrivare il tema anche alla politica, portandolo all’attenzione dell’ex attore e Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan. Il suo impegno umanitario è stato premiato dall’Academy Awards nel 1992.
Vitale, potente, spesso autoironica, nelle sue ultime interpretazioni, come la suocera di Fred nei Flinstons, giocherà con la sua figura di seducente sirena del passato. Sempre con il fascino e la consapevolezza di essere Elizabeth Taylor, l’ultima grande diva. Sempre rimanendo un simbolo inimitabile della storia del cinema.