Linda Martino, influencer e danzatrice del ventre italiana, è stata arrestata in Egitto per i reati di offesa alla morale, istigazione alla dissolutezza e immoralità pubblica. È la quinta ballerina di origini straniere arrestata negli ultimi due anni, sulla scia della stretta del governo di Al Sisi contro artisti, cantanti e performer.
Linda Martino
Famosissima in Egitto, sconosciuta in Italia. Si fa chiamare Linda Martino, ha due milioni di follower su instagram, balla la danza del ventre, ha la cittadinanza italiana e si è sempre definita come cittadina di Roma prima che del Cairo.
Come riporta il quotidiano Repubblica, secondo alcuni suoi amici, Martino avrebbe frequentato anche alcune scuole nel nostro Paese per poi laurearsi in Economia. Fatti che non trovano riscontri oggettivi, ma che passano in secondo piano perché l’influencer ha ottenuto la cittadinanza italiana dopo aver sposato un nostro connazionale. La Farnesina, intanto, si è già mossa ed ha chiesto informazioni al Cairo. Per ora, però, l’Egitto si rifiuta di collaborare, perché ritiene la ballerina una cittadina egiziana a tutti gli effetti.
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Linda Martino sarebbe in carcere da ormai alcune settimane, con l’accusa di aver violato la morale. O, almeno, la morale del governo di Al Sisi. Sul tavolo delle indagini ci sono le sue attività in un cabaret, in cui «appariva con abiti indecenti, esponendo deliberatamente zone sensibili del corpo, in palese violazione della morale pubblica e dei valori sociali» e l’uso «di tecniche di seduzione e danze provocanti per incitare al vizio». A far scoppiare lo scandalo, un video pubblicato sui social e diventato incredibilmente popolare.
Linda Martino non è un caso isolato. La ballerina italiana è solo l’ultima vittima della crociata morale voluta dal presidente Al Sisi. Negli ultimi due anni, sono state arrestate cinque danzatrice del ventre con le stesse accuse, tutte di origini straniere e molto popolari sui social. Come riporta sempre Repubblica, si tratta di Katerina Andreeva, condannata a un anno di carcere con lavori forzati, Safinaz, in carcere per aver indossato un costume che ricordava la bandiera egiziana, Dosa e Hannin anche loro condannate per dei video pubblicati sui social.