Il mondo della politica dice addio all’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni, morto all’età di 67 anni per una grave malattia. Secondo quanto si è appreso, è deceduto nella sua casa nel Varesotto, dove ha trascorso gli ultimi mesi.
Gli esordi in politica
Nato a Varese il 15 marzo 1955, sposato, due figli, una laurea in giurisprudenza, avvocato, tifoso del Milan e sassofonista, Maroni ha fatto parte della Lega Lombarda fin dalla sua fondazione. A cambiare la sua vita fu l’incontro nel 1979 con Umberto Bossi: se «lui è il papà della Lega, io ne sono la mamma», diceva. E da quel giorno la politica diventò il suo lavoro.
La Lega
Maroni è tra gli 80 leghisti che rappresentarono per la prima volta la Lega in parlamento nel 1992. Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio nel 1994, ministro del Lavoro nel 2001 e ancora ministro dell’Interno nel 2008, chiude la carriera nelle istituzioni come presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018. Tutta la vita sempre nella Lega, di cui è stato fondatore e segretario con rapporti non sempre facili sia con Umberto Bossi che con Matteo Salvini. Aveva annunciato la sua candidatura per diventare sindaco di Varese, ma la malattia che lo ha portato alla morte lo ha costretto a rinunciare.
Il cordoglio istituzionale
«Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre. Buon vento Roberto», scrive su Instagram il leader della Lega Matteo Salvini. «Un amico, un politico intelligente e capace, un uomo che ha servito le Istituzioni con buonsenso e concretezza», commenta poi Giorgia Meloni sui social, «il Governo esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia e ai suoi cari in questo momento difficile». Federalista ma non secessionista, toni moderati e ascolto dei militanti: queste le caratteristiche di un uomo che, anche nella sua ultima intervista rilasciata al Corriere della Sera, si è definito «un sognatore».
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