È iniziato l’abbattimento delle Vele di Scampia: cade il simbolo di Gomorra

20 febbraio 2020, ore 11.17.  Una ruspa in grado di arrivare fino a 52 metri di altezza stacca il primo pezzo della Vela A di Scampia.

 

È un momento storico per l’area della periferia di Napoli da anni emblema di degrado, spaccio di droga, camorra ma anche lotta dei cittadini per ottenere il riconoscimento dei loro diritti. Si tratta di una pietra miliare nella rinascita di un quartiere nato da un’utopia urbanistica e divenuto simbolo di Gomorra.

Parte così il progetto Restart Scampia, finanziato dal “Bando Periferie” della camera dei Deputati che prevede, nella prima fase, l’abbattimento (sul lotto M) delle Vele A, C e D.

LA DEMOLIZIONE

Si inizia dunque dall’edificio noto come Vela Verde, 45 metri d’altezza: in 40 giorni saranno 50mila i metri cubi da demolire attraverso l’impiego degli escavatori, allestiti con una pinza oleodinamica. La ruspa permetterà di contenere la dispersione delle polveri, in seguito alla bonifica dell’intero edificio, eliminando anche l’amianto.

La settima, la Vela Celeste, con i suoi 247 appartamenti, rimarrà invece in piedi, per ospitare gli uffici della Città Metropolitana e, per ora, gli abitanti della Vela Verde, fino a quando non saranno pronti i nuovi alloggi.

Ad oggi sono più di 800 i nuclei familiari trasferiti nei nuovi appartamenti di edilizia residenziale pubblica.

PAROLA D’ORDINE “RE-START”

L’abbattimento delle Vele rientra nel progetto “Restart Scampia” che ha a disposizione circa 107 milioni di euro tra fondi nazionali e risorse del Patto per Napoli.

Gestito dal Comune di Napoli, non intende «riparare», «riqualificare» o «risistemare» il quartiere, ma si propone di «azzerare tutto e ricominciare» con un nuovo assetto urbanistico. Attraverso la costruzione di  nuovi alloggi per gli ex abitanti, esercizi commerciali e con il completamento del cantiere della nuova sede della facoltà di Medicina dell’Università Federico I, si darà un nuovo volto a Scampia. E a lavorare saranno gli stessi abitanti del quartiere, grazie a una clausola sociale che prevede l’impiego di persone del posto.

LE REAZIONI

«Scampia batte Gomorra tre a zero» ha commentato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, immediatamente dopo l’avvio della demolizione. «Per anni questa zona è stata equiparata a Gomorra invece non è così. C’è stata lotta e dignità dei cittadini di Scampia e una bella pagina di collaborazione tra Governo e amministrazione».

Su Twitter invece Matteo Renzi  coglie l’occasione per rivendicare il Piano Periferie  realizzato nel 2016 dal suo governo. «L’abbattimento delle Vele di Scampia è un bellissimo messaggio per Napoli e per tutta Italia. Nessuno ricorderà come è stato finanziato questo intervento, ma poco importa. Passano giorni, mesi, anni, poi la verità si fa largo. Viva Napoli, viva Scampia».

DA PROGETTO AVVENIERISTICO A ECOMOSTRO

Nate da un’idea dell’architetto Franz Di Salvo, le Vele di Scampia facevano parte di un progetto abitativo di larghe vedute che prevedeva anche uno sviluppo della città di Napoli nella zona est, Ponticelli.

Originariamente gli edifici erano sette, collocati su due lotti contigui. Nel lotto M furono costruite quattro Vele, indicate alfabeticamente con le lettere A, B, C, D. Nel lotto L furono costruite le restanti tre, indicate dalle lettere F, G e H. Queste’ultime sono state demolite attraverso l’impiego di quintali di esplosivo in tre distinti momenti, con gli abbattimenti del 1997, del 2000 e del 2003.

Da allora, accanto alla classificazione alfabetica se ne è aggiunta una cromatica e a ogni Vela è stato attribuito un colore: vela rossa, vela celeste, vela gialla vela verde.

Ispirandosi ai modelli macrostrutturali, nel progetto iniziale erano previsti anche centri aggregativi e spazi comuni, un’area gioco per bambini e altre attrezzature collettive: proprio alla mancata realizzazione di questo “nucleo di socializzazione” viene spesso attribuita la causa del suo clamoroso fallimento.

I primi alloggi vennero consegnati nel 1975, ma in seguito al terremoto dell’Irpinia dell’80,centinaia di famiglie rimaste senzatetto finirono con l’occupare la struttura, trasformandola in un ghetto. L’intero insediamento era infatti stato pensato per ospitare 45mila persone. Prima degli anni ’80 ne arrivarono invece 60mila e, con il terremoto del 23 novembre 1980, la popolazione arrivò a superare i 100mila abitanti.

Della situazione di disordine approfittò immediatamente la camorra che negli anni ha trasformato quel luogo nella piazza di spaccio più grande d’Europa, teatro di due sanguinose faide e decine di morti tra il 2004 e il 2012.

A questo intreccio di eventi negativi si è associata la mancanza totale di presidi dello Stato: il primo commissariato di Polizia fu insediato solo nel 1987.

UNA NUOVA ERA

Dalla polvere si può rinasce. Lo ha sempre sostenuto il  Comitato Vele di Scampia, che negli anni ha lottato per far emergere la parte sana del quartiere.

Si inizia subito con un concerto  per “salutare” la Vela Verde e ripensare a tutto ciò che c’è ancora da fare. 

Benedetta Piscitelli

Mi interessano le persone, le loro storie, l’attualità raccontare fatti per creare opinioni. Dubito spesso e non mi accontento mai della prima versione dei fatti: per molti è un difetto, io provo a farne una professione. Vivo on-line frequentando gli ambienti social ma preferisco il giornalismo retrò, quello attivo tra la gente. Laureata in Scienze della Comunicazione, sono diventata giornalista pubblicista a Napoli, dove ho fatto la vera gavetta nell’emittente regionale Canale21. Qui ho imparato prima a chiudere un servizio, poi a fare collegamenti in diretta e infine a condurre il telegiornale. Dal 2018 collaboro con l’edizione casertana de Il Mattino. Attualmente sono praticante presso la Scuola di giornalismo IULM di Milano.

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