Il caso Mercatone Uno è approdato al tavolo del Ministero dello sviluppo economico (Mise). L’azienda, tra le più importanti in Italia nel settore della grande distribuzione non alimentare (arredamento e elettrodomestici), aveva lasciato chiusi i punti vendita il 25 maggio, in seguito alla dichiarazione di fallimento della società che la controllava dall’agosto scorso, la Shernon Holding srl. Quest’ultima l’aveva acquisita con l’obiettivo di rilanciare lo storico marchio imolese, ma aveva poi accumulato perdite al ritmo di 5 milioni al mese. Dalla sua acquisizione ha maturato 67 milioni di debiti verso i fornitori e non ha pagato 8 milioni di contributi pensionistici, fino alla chiusura di sabato 25 maggio.
Il ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha detto: «L’obiettivo minimo da attuare subito è la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori». Questa potrà essere attuata solo in seguito all’autorizzazione alla procedura di amministrazione straordinaria, di modo che si possa riprendere l’esercizio provvisorio.
Sembra che i contratti verranno riportati alle condizioni precedenti alla cessione dell’azienda alla Shernon Holding, e su questi verrà fatta partire la cassa integrazione. Ci sarà poi un secondo tavolo al Mise il 30 maggio, dove saranno presenti anche creditori e fornitori, che si sono lamentati della loro esclusione dal tavolo di oggi.
Di Maio ha poi dichiarato: «Il comportamento dei proprietari, la Shernon Holding, rientra tra i peggiori esempi di imprenditoria che si possano vedere». In effetti, a quanto si apprende, Valerio Rigoni, amministratore delegato della Shernon Holding, aveva promesso 25 milioni di investimenti e raddoppio dei ricavi entro il 2022. I dipendenti sembravano al centro del suo piano di rilancio e lui stesso li aveva definiti “il vero patrimonio dell’azienda”. Peccato che abbiano scoperto del loro licenziamento tramite un semplice post su Facebook, cosa che aveva scatenato un coro di polemiche da parte di sindacati e politica.