Saranno 18mila i dipendenti che verranno sostituiti da dei robot alla Deutsche Bank. A rivelarlo è l’amministratore delegato John Cryan in un’intervista al “Financial Times”. La decisione non è delle più felici e sembrerebbe dovuta alle difficoltà in cui versa la banca. Nonostante Cryan avesse tentato di dare la colpa all’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi e, ai tassi bassi; in realtà la responsabilità è delle pessime amministrazioni precedenti e dei costi delle cause legali.
Introdurre i robot consentirebbe un taglio ai costi necessario per mantenere sulla giusta rotta la banca. «Dalla robotizzazione – ha detto l’ad britannico nell’intervista – possiamo guadagnare i margini maggiori. Siamo troppo basati sul lavoro manuale, il che ci rende esposti a errori. C’è molto che possiamo imparare dalle macchine e possiamo fare molta meccanizzazione».
Non è la prima volta che Cryan annuncia degli esuberi. Nel 2015 aveva parlato di 9mila dipendenti in più e finora sono 4mila quelli che hanno perso il posto di lavoro. A settembre il top manager britannico era stato ancora più brutale: «La verità è che non avremo più bisogno di tutte queste persone. Nelle nostre banche abbiamo persone che si comportano come robot, che fanno cose meccaniche. Domani avremo robot che si comporteranno come esseri umani». In quell’occasione aveva invitato i colleghi ad abbracciare la rivoluzione e a rendersi conto che molti lavorano come abbecedari e possono essere rimpiazzati.
In Germania, la banca non è stata l’unica ad annunciare dei tagli. Il gruppo Siemens ha parlato di 6mila posti di lavoro in meno e della chiusura di alcuni stabilimenti. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, il capo del personale Janina Kugel ha confermato che entro la fine di novembre sarà annunciata l’entità dei tagli perché non tutti potranno essere spostati all’interno del gruppo. Il 21 novembre, l’amministratore delegato Joe Kaeser rivelerà qualche dettaglio in più.