«Un’esperienza mistica anche se vissuta attraverso uno schermo». È questo il pensiero di chi, a Lucerna, si è confessato davanti a un ologramma di Gesù. Un progetto innovativo che ha portato oltre mille persone a dialogare con l’avatar del figlio di Dio. L’installazione artistica, chiamata “Deus in Machina“, è stata ospitata per due mesi dalla Cappella di San Pietro, la chiesa più antica della città, già meta di numerosi turisti. Posizionato all’interno di un confessionale, dal lato riservato al sacerdote, lo schermo verticale mostrava l’l’ologramma di Gesù, capace di esprimersi in cento lingue.
L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Centro di Realtà Immersive della Lucerne University of Applied Sciences and Arts e la Facoltà di Teologia Pastorale della stessa università, con il supporto della Cappella di San Pietro. Pur non essendo un vero luogo di confessione, i creatori hanno voluto creare uno spazio di dialogo spirituale, ponendo domande fondamentali: «Può una macchina rivolgersi alle persone in modo religioso e spirituale? Fino a che punto le persone possono fidarsi di una macchina per risposte a domande esistenziali?».
Esperienza Spirituale o esperimento tecnologico?
Il progetto si presenta come una semplice installazione artistica, lontana dall’intento di sostituire il ruolo dei sacerdoti o dei teologi. Inizialmente i ricercatori avevano pensato di sviluppare un chatbot con l’aspetto di un comune teologo o un santo, ma, come ha spiegato il teologo Marco Schmid, «alla fine abbiamo capito che la figura migliore sarebbe stata quella di Gesù stesso».
A Swiss church has created an AI Jesus for confession.
An AI powered hologram is engaging in dialogue with visitors at the Chapel of St. Peter in Lucerne, generating answers in 100 languages and different facial expressions.
[📹 Melanie Daller]pic.twitter.com/H3WEMFpzqQ
— Massimo (@Rainmaker1973) November 21, 2024
Nonostante il carattere sperimentale, molti visitatori hanno vissuto l’interazione come un momento di riflessione mistica. Circa due terzi delle persone hanno descritto la conversazione come un’esperienza spirituale, apprezzata anche da fedeli di altre religioni – come musulmani – o da turisti provenienti da paesi come Vietnam e Cina. Tuttavia, non sono mancate critiche, con alcuni che hanno trovato l’avatar ripetitivo o poco profondo.
Tra innovazione e spiritualità: il futuro dell’esperimento
I risultati dell’esperimento, che saranno presto condivisi dal Centro di Realtà Immersive, potrebbero aprire nuovi orizzonti su come la tecnologia possa supportare o arricchire il dialogo spirituale. L’uso del termine “avatar” per descrivere la figura di Gesù, richiamando la sua origine sanscrita che significa “incarnazione della divinità sulla Terra”, sottolinea il carattere simbolico dell’iniziativa.