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Deepseek toglie l’app da Apple e Google in Italia

L’intelligenza artificiale Deepseek non è più disponibile in Italia. Prima di sparire dagli store digitali di Apple e Google era la più scaricata dagli utenti. La versione per il sito internet continua invece ancora a funzionare.

Una sparizione molto significativa: il giorno prima, infatti, il Garante della Privacy aveva chiesto a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek, e le loro affiliate, che forniscono il servizio a DeepSeek, di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina.
La spiegazione più plausibile è che le aziende proprietarie di DeepSeek, dinnanzi al rischio di sanzioni o grane legali, abbiano deciso di ritirare (forse momentaneamente) l’app in un mercato dai numeri piuttosto contenuti.

I parallelismi con il caso OpenAi (ChatGPT)

Nel marzo 2023 ChatGPT, il chatbot di OpenAi, aveva smesso di essere disponibile in Italia per un mese. Quella volta lo stop era stato deciso dal Garante per la protezione dei dati personali per il mancato rispetto del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati). Il Garante aveva contestato soprattutto a OpenAi la mancanza di un’informativa chiara agli utenti sul trattamento dei dati e l’assenza di meccanismi che consentissero agli interessati di esercitare i loro diritti.
ChatGPT tornò poi operativa in Italia dopo aver introdotto una serie di modifiche alla piattaforma.

OpenAI e DeepSeek: due società di intelligenza artificiale
Un problema simile, ma non uguale

Il comun denominatore tra i due casi è senza dubbio la raccolta dati senza il consenso e la mancanza di trasparenza. Ciò che distingue fortemente DeepSeek da OpenAi è il contesto geopolitico e normativo in cui i due attori operano. OpenAi è una società privata statunitense, che si è comunque adattata alle richieste delle autorità europee. DeepSeek, invece, è una società cinese. In Cina la normativa prevede che le imprese, se richiesto, devono condividere con il governo le informazioni raccolte.

Caso DeepSeek, molto più di una questione di privacy

La questione DeepSeek giunge in un momento cruciale per l’Europa. Da una parte è un banco di prova per l’Unione Europea nel far rispettare l’AI Act (la prima legge sull’intelligenza artificiale a livello globale, entrata in vigore il primo agosto 2024), e quindi tutelare i dati dei cittadini e garantire che le tecnologie rispettino i principi di trasparenza e protezione dei diritti fondamentali. Dall’altra parte, attori come DeepSeek mostrano come l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più un’arma strategica nella competizione globale tra USA, Cina ed Europa.

L’esito di questa vicenda avrà dei risvolti importanti per l’Europa. Se DeepSeek dovesse riuscire a eludere le normative europee, il rischio è che si possa verificare un’erosione progressiva della capacità dell’Ue di dettare le regole del gioco in settore sempre più strategico. Al contrario, se l’Europa riuscirà ad imporre il proprio modello normativo anche a soggetti extraeuropei, rafforzerà la propria sovranità digitale, oltre anche a dare concretezza all’AI Act.

DeepSeek e gli Stati Uniti

Nel frattempo si è sollevato il sospetto che alcune informazioni chiave sull’architettura di OpenAi siano finiti in mano a DeepSeek. A sollevare i sospetti di furto di informazioni sono soprattutto OpenAi e Microsoft. Le indagini, secondo l’agenzia Reuters, sono in corso, e se dovessero emergere prove concrete di un accesso illecito, questo potrebbe inasprire ulteriormente i rapporti tra Pechino e Washington.

 

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