Una nazione grande come Pisa, con un terzo degli abitanti di Genova e in cui nessun giocatore è nato in quel Paese. Un’altra con un ct che ha guidato la squadra senza mai metterci piede. Sono le storie di Curaçao, la nazione più piccola di sempre ad essersi qualificata a un Mondiale e di Haiti, che torna a disputare una Coppa del Mondo dopo 52 anni di assenza.
Curaçao colonia olandese
Dietro la straordinaria impresa di Curaçao c’è il lavoro del ct Dick Advocaat nel convincere e selezionare tanti giovani dalle under olandesi a sposare la causa. Decisiva la prospettiva di guadagnarsi un posto al Mondiale 2026. Difatti tutti i calciatori convocati da Advocaat sono nati in Olanda.
BON BINI, WORLD CUP!! pic.twitter.com/wQ040qbWYQ
— Curaçao National Football Team (@TheBlueWaveFFK) November 19, 2025
Curaçao è un’isola del Mar dei Caraibi situata a circa 65 chilometri a nord del Venezuela. Dal XVII secolo diventa colonia olandese fino al 2010 in cui diventa un Paese all’interno del Regno dei Paesi Bassi dopo lo scioglimento delle Antille Olandesi, ottenendo un’indipendenza simile a quella di Aruba.
Il progetto Advocaat
La svolta nel calcio avviene nel 2024 quando per la panchina della Nazionale viene scelto Dick Advocaat, ex ct dell’Olanda ma anche di Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Belgio, Russia, Serbia e Iraq. Advocaat ha cercato fin da subito di coinvolgere più olandesi possibili, puntando soprattutto su chi usciva dalle giovanili olandesi e si trovava di fronte a una scelta definitiva.

Il difensore Armando Obisbo, per esempio, gioca nel PSV e ha fatto tutta la trafila nelle under Orange per poi scegliere la nazionale caraibica. «La prospettiva di poter andare al Mondiale è stata decisiva» ha confessato tempo fa.
Haiti, una nazionale in esilio
A 800 chilometri di distanza da Curaçao, il rifugio in cui la nazionale di Haiti gioca in esilio forzato, il popolo haitiano festeggiava una storica qualificazione alla Coppa del Mondo. Ritrovando un attimo di spensieratezza in una terra che vive nel dolore della guerra da quando le gang l’hanno inghiottita quattro anni fa.
These are the scenes as the Haiti players, staff and fans find out they’ve qualified for their first World Cup in 51 YEARS…
What an achievement for them all.👏❤️🇭🇹pic.twitter.com/0ib4agxHzl
— george (@StokeyyG2) November 19, 2025
Un ct a distanza
Si tratta di un amore a distanza, straziante e assurdo, di una squadra che andrà al Mondiale per difendere un Paese in cui molti calciatori, allenatore compreso, non hanno mai messo piede. «Mi davano le informazioni sui giocatori al telefono così ho gestito la squadra da remoto», ha confessato il ct Sébastien Migné, nato in Francia e con trascorsi in tanti Paesi del mondo. Da adesso il 18 novembre non sarà più soltanto la data dell’indipendenza di Haiti. Nel 1803 la nazione caraibica sconfisse la Francia di Napoleone rivendicando così la propria indipendenza. Da adesso sarà anche quella della storica qualificazione al prossimo Mondiale.