Cortei e disordini per Ramy, il governo «inaccettabile»

«Giustizia per Ramy e Fares» è lo slogan gridato dai cortei che hanno sfilato in diverse città italiane sabato 11 gennaio. A Roma, Bologna, Milano, si è assistito a migliaia di persone scese per le strade a chiedere verità sulla morte del diciannovenne. Ramy Elgaml è morto la notte del 24 novembre a Milano, dopo un incidente avvenuto tra il motorino guidato dall’amico Fares e una gazzella dei carabinieri. Da quel giorno, proteste e manifestazioni hanno acceso le piazze di mezza Italia e i disordini sono stati acuiti dal video diffuso dal Tg3 in cui appare lo scontro tra il motorino, su cui Ramy era passeggero, e la vettura delle forze dell’ordine.

Le manifestazioni

I collettivi studenteschi che hanno organizzato le manifestazioni con il Coordinamento Antirazzista Italiano erano diversi e si sono dati appuntamento online. Quindi, verso le 18 di sabato 11 gennaio hanno preso vita i cortei.  A Bologna diversi scontri, il sindaco Matteo Lepore ha detto al Corriere della Sera «C’è stata una devastazione che non ha alcuna giustificazione». Sono state lanciate bombe carta ed è stata scritta la frase «genocidio a Gaza» sulla sinagoga della città.

Anche a Roma ci sono stati diversi disagi. A causa delle bombe carta e dei fumogeni utilizzati dai manifestanti le forze dell’ordine hanno caricato il corteo interrompendolo. Nella capitale la manifestazione è iniziata nel quartiere di San Lorenzo e la polizia è intervenuta quando una bomba carta ha danneggiato una camionetta.

A Milano sono scesi in strada i gruppi collettivi. Partito alle 18:30 da Piazza San Babila il corteo ha raggiunto Piazza Duca D’Aosta. A differenza di Bologna e Roma a Milano non ci sono stati particolari disordini, sono state scritte solo alcune frasi sui muri di Viale Tunisia.

La risposta del governo

È intervenuta la premier Giorgia Meloni dando solidarietà ai carabinieri e ai poliziotti coinvolti negli scontri. Con lei anche Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, condannando gli atti vandalici. La linea del governo sembra netta: restringimento delle “zone rosse”, i quartieri considerati più pericolosi delle città, maggiore sorveglianza su quei gruppi reputati violenti.

Il clima è incandescente e sembra non considerare l’appello della famiglia di Ramy. Infatti, sia il padre del ragazzo, Yehia Elgaml, sia il fratello, Tarek Elgaml, hanno chiesto ai cortei di mantenere l’ordine pubblico e di non strumentalizzare politicamente la vicenda.

Francesca Neri

Laurea triennale in Storia Contemporanea all'Università di Bologna. Laurea Magistrale in Scienze Storiche e Orientalistiche all'Università di Bologna, con Master di I Livello in African Studies all'Università Dalarna.

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