Le ricordiamo tutti le immagine dell’ospedale di Wuhan costruito in appena 10 giorni. Succedeva i primi mesi di febbraio ed era uno sforzo operoso messo in atto dai cinesi per contrastare il coronavirus. Un mese fa ci sembrava una realtà molto distante, per quanto ci spaventasse. Una situazione che adesso però ritroviamo all’interno dei nostri confini nazionali.
Lo stress del sistema sanitario
Martedì 10 marzo l’italia ha superato la soglia di 10 milioni di contagiati. E’ Un numero di molto inferiore rispetto agli 80mila raggiunti dalla Cina, ma che comunque desta molte preoccupazioni. Un’occhio è puntato sulla velocità con cui i contagi stanno crescendo , del 25% ogni giorno. L’altro guarda alle capacità degli ospedali, non certo infinita.
Il sistema sanitario del nord sta vivendo una situazione di stress mai visto. Il costante aumento dei contagi ha portato, nella giornata del 10 marzo, a 4427 contagiati, ma la regione ammette che potrebbero essere molti, visto che all’appallo mancano molti test. Dei 4427, 1200 di questi solo nella sola Brescia. Il Civile è prossimo alla saturazione, l’80% dei posti letto in terapia intensiva è occupato da casi di Covid-19, dice il direttore generale Marco Trivelli.
un nuovo ospedale: il modello Wuhan
Dall’inizio dell’emergenza il numero di posti letto dedicati ai malati di coronavirus è cresciuto da 644 a 900, ma dalla stessa regione Lombardia esce un grido d’allarme: ne servono molti di più. E per quanto nelle prossime ore sia previsto l’introduzione di altri 200 posti per la terapia intensiva potrebbero non bastare.
L’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera ha annunciato che serve subito un ospedale nuovo. Non solo. Servono subito 500 rianimatori.
Le strutture finora a disposizione, gli ospedali, cominciano a non reggere più.
Per questo bisogna intervenire con urgenza, prendendo ad esempio proprio il modello Wuhan. Tra le ipotesi c’è quella di trasformare i padiglioni fieristici in degli ospedali. Quindi installare 20 prefabbricati da 30 posti ciascuno, in attesa che la curva dei contagi inizi a rallentare.
Paura per il sud
In una recente intervista Massimo Galli, primario del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, aveva lasciato a casa l’ottimismo.
«In 42 anni di professione come specialista di malattie infettive, non ho mai visto qualcosa di simile a questa emergenza che ci ha costretto a ribaltare determinati reparti. Non si risolve questa situazione con uno schioccar di dita».
Ci ha messo in una situazione di quasi completo collasso delle strutture sanitarie in Lombardia.
Quello lombardo è un sistema d’eccellenza. Vederlo in affanno getta nella preoccupazione il resto d’Italia, dove il virus si sta espandendo. Le strutture sanitarie del Sud sono in difficoltà da anni, già in una situazione di normalità. Si teme quindi che proprio il Mezzogiorno non riesca a far fronte all’onda d’urto della Covid-19.