Coronavirus, il caso di Hong Kong e la lezione a Europa e Stati Uniti

Il numero dei casi è aumentato in poche ore e questo ha fatto tornare alta l’attenzione nella regione autonoma cinese di Hong Kong. Proprio quando il peggio sembrava ormai passato, il ritorno di numerose persone positive da Paesi stranieri ha di fatto obbligato le autorità locali a ripristinare delle limitazioni alla vita sociale: chiusura dei luoghi come cinema, ristoranti e bar e divieto di assembramenti di più di quattro persone.

Ricomincia l’incubo lockdown

Sono 65, infatti, i casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore che hanno costretto il governo a un dietrofront. I cittadini avevano ripreso la loro vita quotidiana con la riapertura di negozi, uffici e bar e con i mezzi pubblici che erano tornati a circolare.  La causa della nuova ondata di contagi è attribuibile al ritorno a Hong Kong di numerosi studenti provenienti dalle zone più colpite dal Covid-19 in questa fase: America ed Europa. Una vicenda, quella della regione cinese, che mette in guardia gli scienziati sui possibili rischi per quei Paesi in cui già si pensa alla riapertura delle attività non essenziali.

Gli scienziati mettono in guardia

Secondo Gabriel Leung, rettore dell’Università di Medicina di Hong Kong, è necessario non abbandonare le misure restrittive da un giorno all’altro ma a suo parere «c’è bisogno di queste misure a vari gradi di intensità fino a quando non si verificano l’immunità di gregge o una disponibilità sufficientemente estesa di un vaccino somministrato almeno a metà della popolazione.» Un virus con cui, quindi, dovremo convivere per diversi mesi e che modificherà le nostre abitudini fino a quando non sarà sconfitto e non ci sarà più la possibilità di focolai di ritorno.

Matteo Sportelli

La politica è ciò di cui amo scrivere e ciò che più mi appassiona. Ho conseguito la laurea triennale in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM di Milano e la laurea magistrale in Mass media e Politica all'Università di Bologna.

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