Secondo i dati riportati nella mattina dell’11 marzo sul Corriere della Sera circa il 5% dei malati di COVID-19 hanno meno di 30 anni, con casi di contagio che si contano ormai in tutte le regioni. Dall’inizio dell’emergenza si parla di circa 10.149 persone contagiate, un dato comunque in continuo aggiornamento.
Il profilo dei vari soggetti è stato redatto alcuni giorni fa dall’Istituto Superiore di Sanità, in cui si segnala che la maggioranza dei casi riguarda uomini (62%).
Come abbiamo già sottolineato in apertura, circa il 5% dei soggetti sono ragazzi con meno di 30 anni (al 10 marzo si parlava di almeno 420 casi). Ciò sottolinea quanto sia importante che a seguire le regole emanate dal Governo non siano solo gli anziani – soggetti a forme più violente della malattia – ma anche i giovani. Infatti, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha dichiarato: «Le fasce di età più giovani hanno forme meno gravi e letali dei più anziani, ma possono comunque infettare gli altri. È per questo che devono sentirsi responsabili dei loro comportamenti».
Sarebbero invece lo 0,05% i casi di bambini tra i 0 e i 9 anni colpiti dal Coronavirus (una piccola percentuale che corrisponde a 43 casi in tutta Italia). L’1% riguarderebbe invece i giovani tra 10-19 anni e il 3.5% tra i 20-29 anni.
Nel grafico si possono trovare le percentuali relative alle restanti fasce d’età riportate dal Corriere della Sera e aggiornate in data 11 marzo.
Le condizioni dei malati
Attualmente in Italia risultano positivi circa 8.514 persone. Ma lo stato clinico è disponibile solo per poco più di 2.500 casi. Secondo i dati a disposizione dunque, i malati risultano così composti: il 9,8% di questi è asintomatico, mentre il 5,1% è paucisintomatico, ovvero non mostra sintomi di rilievo al punto tale da passare quasi inosservato.
Coloro che invece mostrano chiaramente i sintomi sono più della metà, tra cui il 30,7% con sintomi di cui non viene specificato il livello di gravità. Il 30,1% presenta sintomi lievi, il 5,6% mostra sintomi più severi, mentre il 18,6% delle persone malate ha sintomi critici.
Di questi casi, il 21% risulta opedalizzato (ovvero poco pià di 1.500 persone, tra quelle di cui è disponibile lo stato clinico). Di cui a sua volta il 12% si trova in terapia intensiva.
L’Istituto Superiore della Sanità ha poi spiegato in un documento aggiornato a martedì 10 marzo: «La trasmissione del Coronavirus è avvenuta in Italia per tutti i casi, ad eccezione dei primi tre segnalati dalla Regione Lazio che si sono verosimilmente infettati in Cina. – E ancora: – Non è possibile al momento ricostruire, per tutti i pazienti, la catena di trasmissione dell’infezione. La maggior parte dei casi segnalati in Italia riportano un collegamento epidemiologico con altri casi diagnosticati in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, le zone più colpite dall’epidemia».