Nella nebbia autunnale di Bologna brilla la stella dell’Italia del tennis. La Nazionale supera la Spagna in finale e conquista la terza Coppa Davis consecutiva, la quarta di sempre. È il successo degli amici Berrettini e Cobolli con l’apporto di chi, come Sonego, Bolelli e Vavassori, non è dovuto scendere in campo ma non ha mai fatto mancare il proprio apporto. E naturalmente di Filippo Volandri, perfetto nelle scelte e capace di entrare nella testa dei suoi giocatori. Un gruppo coeso che ha sopperito alle assenze illustri facendo del vestire la maglia azzurra un onore e non un onere.
La finale
A Berrettini il compito di aprire la finale contro la Spagna di David Ferrer. Pablo Carreño Busta dall’altro lato del campo. Partita che comincia seguendo i servizi fino al 4-3 Italia. Nell’ottavo gioco l’iberico sente la tensione e commette un paio di errori gravi, aprendo le strade al break azzurro siglato da una volée vincente di rovescio di Matteo. Nessun timore referenziale per lui nel gioco successivo e primo set in archivio con il punteggio di 6-3.
Il secondo parziale arriva di nuovo in equilibrio nel momento topico. Sul 4-4 Carreño cede la battuta per la seconda volta nel match, di nuovo sotto pressione. Quella che Berrettini non sente nel momento di chiudere. Una prima vincente regala il primo punto alla squadra di Filippo Volandri, sempre più vicina a un titolo che in pochi avrebbero pronosticato.

Da Roma a Roma. Da Berrettini a Cobolli. È Flavio ad avere l’occasione di regalare la Davis all’Italia. L’avvio però è pessimo, Munar gioca bene e l’azzurro non entra mai veramente in partita. Il 6-1 spagnolo del primo set gela un’atmosfera caldissima in quel di Bologna. E l’avvio di secondo set non è rassicurante, con l’iberico che strappa nuovamente la battuta al nostro numero uno.
Toccato nell’orgoglio di chi per questa maglia non è disposto a cedere senza lottare, Cobolli recupera il break e trova pian piano quel tennis brillante di cui dispone ormai da mesi. Dopo aver sprecato quattro set point sul 6-5, Flavio gioca un tiebreak magistrale e porta il match al terzo set.

La posta in palio è alta, altissima. Lo sanno bene entrambi i giocatori che gestiscono con scrupolosa attenzione i propri turni al servizio. Perderlo potrebbe voler dire avvicinarsi pericolosamente alla sconfitta. Cinque Pari. Cobolli si fa aggressivo in risposta, Munar non ha le giuste contromisure. Break Italia.
Un solo game ci separa dal titolo. Pensieri che si rincorrono, momenti di vita che passano davanti. Quei 90 secondi di cambio campo sembrano minuti eterni nella testa del tennista romano. Ma come con Bergs in semifinale, il braccio non trema e la mente è fissa su un unico obiettivo. Un dritto vincente, l’ennesimo. Le braccia al cielo e lo sguardo incredulo di chi ce l’ha fatta. L’Italia è campione del mondo. Di nuovo. Qui il commento.
Quando l’unione supera le singolarità
Niente Sinner. Senza Musetti. Basterebbero queste premesse a far capire la portata di questo successo azzurro. Ma c’è molto altro. C’è la voglia di Berrettini di vestire quella maglia azzurra che lo rende quasi invincibile, imbattuto in Coppa Davis dal 2019. Quella onorare quel tricolore sul petto mostrata da Cobolli, doppiamente maratoneta contro Belgio e Spagna.
E c’è soprattutto l’unione di un gruppo che è diventato famiglia. Ed è vero, come dirà qualcuno, che mancavano molti big e che nessuna squadra era imbattibile. Ma lo è altrettanto affermare che Repubblica Ceca e Germania non avevano meno talento dell’Italia. Ma non avevano nemmeno la stessa voglia di vincere.
Dai tornei giovanili alla vittoria della Davis
Matteo e Flavio. Due giovani tennisti come molti altri e tanti sogni nel cassetto. Quindici anni il primo, nove il secondo. Dopo le loro partite insieme in occasione del Lemon Bowl, prestigioso torneo giovanile, scherzano insieme con quell’accento romano che li distingue dagli altri, ma accomuna loro.
Qualche anno dopo questi due bambini ci hanno portato la Davis
Da Film 🎥 #Cobolli #Berrettini #Daviscup #CoppaDavispic.twitter.com/E3U2Hb24Vk
— _gian🌙🍫🎶 (@2640_gian) November 23, 2025
Sono passati quattordici anni. Ognuno con le proprie carriere e i rispettivi successi. Ancora Matteo e Flavio, perché fuori dal campo quell’innocenza ancora li caratterizza. Adesso però anche Berrettini e Cobolli. Con una Coppa Davis insieme e qualche ricordo in più.