Beirut è stata teatro di scontri violenti dopo 40 giorni di proteste anti-governative pacifiche. Ieri sera, l’esercito si era già posizionato tra i quartieri sciiti, controllati da Hezbollah e Amal, e quelli a maggioranza sunnita.
Le rivolte sono avvenute nei pressi dell’incrocio stradale di Cola, poco lontano dal centro della città. A scatenare la violenza, i militanti di Hezbollah e Amal contrari alla sommossa popolare che sta mettendo ulteriormente in crisi la stabilità del governo. Negli ultimi due giorni, infatti, i manifestanti sono stati aggrediti brutalmente con coltelli, pietre e bastoni.
Il bilancio delle proteste iniziate domenica a mezzanotte è di 10 feriti. Gli attivisti anti-governativi hanno bloccato la circolazione di una delle principali strade della capitale libanese, vicino alle piazze dei sit-in.
La guerra civile, che sta preoccupando tutte le forze politiche internazionali, nasce da un conflitto di potere. Da una parte, il popolo che vuole la riunificazione militare della Libia guidata da il generale Khalifa Haftar e dall’altra, il premier Fayez al-Serraj scelto dalle Nazioni Unite.
Dopo Gheddafi, la Libia ha perso la sua identità politica. Cambiano i leader e le alleanze ma le istituzioni restano fragili. Le appartenenze sub-nazionali , stanno cercando di ricostruire la legittimità del Paese ma il caos ha preso il sopravvento.
Tutti i tentativi di riconciliazione sono falliti e la situazione rimane tutt’ora fuori controllo.
Il processo che consente ai gruppi armati di radicarsi sarà sempre più difficile da arrestare.