“Custode della Madre Terra, guardiano del territorio indigeno, bambino protettore della vita e dei sogni Nasa”. Questo era Breiner David Cucuñame, 14enne attivista ambientale, ucciso dai dissidenti delle ex-FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). La sua morte ha accesso i riflettori sull’estrema vulnerabilità della regione centro-occidentale di Valle del Cauca, in Colombia, teatro di conflitti fra gruppi armati.
La guardia indigena studentesca
Breiner David Cucuñame faceva parte della Guardia indigena studentesca, un gruppo disarmato impegnato nella tutela delle terre indigene, sacre ed ancestrali, dalle incursioni dei gruppi armati del paese. Impugnava il suo bastón de mando, un piccolo bastone di legno ornato da nastri colorati, simbolo dell’autorità tra i Nasa, la sua popolazione.
Il 14 gennaio il giovane attivista era impegnato in un pattugliamento nella zona rurale a nord di Cauca con il padre. Infatti, avevano ricevuto segnalazioni sulla presenza di uomini armati nella riserva. Secondo ACIN (l’Associazione delle riserve indigene del Cauca), i dissidenti delle ex-FARC hanno sparato, uccidendo il 14enne Breiner David Cucuñame e Guillermo Chicame, membro della scorta della Guardia indigena. Proprio il coordinatore dei diritti umani di ACIN, Eduin Mauricio Capaz Lectamo, ha dato la notizia tramite l’account Twitter.
Una terra di stragi
La Colombia è lo stato più pericoloso al mondo per gli attivisti impegnati nella salvaguardia dell’ambiente. Secondo il report della Ong Global Witness, nel 2020 sono stati assassinati 227 difensori ambientali, di cui 65 solo in Colombia. Un terzo di questi attacchi ha preso di mira le comunità indigene.
Nel 2016 il governo aveva firmato un accordo di pace con le FARC (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Questo avrebbe dovuto porre fine alla guerriglia che ha ucciso oltre 260.000 persone in 10 anni e che ha costretto milioni di persone ad abbandonare le loro case. Però, nulla sembra essere cambiato: gli attivisti sociali e ambientali rimangono i principali bersagli della violenza in quanto voci autorevoli e di riferimento per le loro comunità.
Il dipartimento di Valle del Cauca è una regione frammentata da diversi gruppi armati. In questo territorio, infatti, agiscono circa 5mila dissidenti delle ex-FARC, i guerriglieri dell’ELN (esercito di liberazione nazionale), bande rivali di narcotrafficanti e gruppi paramilitari. Questi combattono fra loro per assicurarsi i corridoi che conducono ai porti dell’Oceano Pacifico, dove partono le rotte transnazionali per l’esportazione della cocaina.
Quest’anno, secondo l’istituto Indepaz, sono già stati commessi quattro massacri in territorio colombiano. Un contesto geopolitico complesso, dunque, dove ogni voce dissidente viene silenziata con la morte.