Covid19, protesta benzinai: “No sciopero. Rischio di chiusura per mancanza di liquidità”

Da stasera, mercoledì 25 marzo, chiudono 460 stazioni di servizio autostradale, insieme a raccordi e tangenziali. Nei prossimi giorni lo stop potrebbe estendersi ai 23 mila impianti dell’intera rete.

«Non siamo più nelle condizioni di assicurare sicurezza sanitaria e sostenibilità economica del servizio», dicono i sindacati del settore, che rappresentano i circa 100 mila lavoratori, categoria sprovvista di mascherine e guanti di protezione.

Codacons, Carlo Rienzi: “Inaccettabile sciopero, gravi ripercussioni sulla salute pubblica”

L’associazione dei consumatori Codacons in una nota ha dichiarato che «lo sciopero proclamato dai benzinai rischia di trasformarsi in un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini e, se attuato anche con la chiusura degli impianti self-service, porterà a inevitabili denunce penali da parte del Codacons contro i gestori che aderiranno alla protesta».

Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi ha affermato: «E’ inaccettabile che, in un momento di emergenza i benzinai decidano di mettere il paese in ginocchio. Al di là dei mancati rifornimenti di generi alimentari, lo sciopero dei distributori di carburanti rischia di avere ripercussioni gravissime sulla salute collettiva, impedendo a medici e personale ospedaliero di raggiungere le strutture sanitarie, e ai cittadini di recarsi negli ospedali per le necessarie cure, e potrebbe anche ritardare il trasferimento sul territorio di farmaci e presidi sanitari urgenti».

La protesta dei sindacati, Zavalloni (Fegica): “Non c’è nessuno sciopero, il pericolo è che si chiuda”

Ma, stando ai sindacati, non si tratta di uno sciopero. L’iniziativa della progressiva chiusura degli impianti è la diretta conseguenza del crollo del traffico causato dalle restrizioni per il coronavirus e quindi l’impossibilità di garantire la sostenibilità economica del servizio: «Stiamo lottando per rimanere aperti, non per chiudere» spiega Alessandro Zavalloni, segretario generale della Fegica-Cisl. «E’ un mese che scriviamo quotidianamente al presidente del Consiglio, ai ministri, agli amministratori delegati delle compagnie petrolifere – prosegue Zavalloni – ma non abbiamo mai ricevuto risposta. L’omino che sembra far parte dell’arredo stradale, come il semaforo, garantisce in realtà un servizio essenziale. Non si può scaricare sulle sue spalle tutta la responsabilità».

Il timore è che i gestori non abbiano più la liquidità sufficiente per acquistare il prodotto: «abbiamo proposto alle compagne di sospendere i pagamenti per uno o più mesi, di fare i turni, ma non ci concedono nemmeno le turnazioni. Non ci ha sentito nessuno», aggiunge Zavalloni, che chiarisce: «Non c’è nessuno sciopero, il pericolo è che si chiuda».

Oggi il ministro Patuanelli incontra le associazioni di categoria

Nel pomeriggio di oggi, il ministro Patuanelli ha convocato una conference call con i presidenti delle associazioni di categoria dei distributori di carburanti: Faib Confesercenti, Fegica Cisl, Figisc/Anisa Confcommercio.

Il premier Conte afferma: «Mi auguro che queste minacce vengano ritirate, noi garantiremo i servizi essenziali. Invito tutti a soprassedere. Qualche aggiustamento si può fare ma siamo in una fase difficilissima e mi auguro che i sindacati possano convenire sulle scelte del governo».

I collettivi rider si uniscono alla protesta

Alla protesta si uniscono anche i collettivi rider. «Continuiamo a dare indicazioni di astensione al lavoro a tutti i riders e di boicottaggio del servizio a tutti i consumatori anche in questa data di sciopero generale convocata da diverse categorie e sigle del mondo del lavoro». Lo scrivono su Facebook due collettivi di fattorini che fanno le consegne di cibo a domicilio, Deliverance Milano e Riders Union Roma, che dall’inizio dell’emergenza coronavirus protestano contro il mancato stop ai servizi di “food delivery”.

I riders di Deliveroo

I collettivi rider lamentano i rischi di contagio che corrono i dipendenti senza protezioni. «L’unica cosa da fare per noi è continuare a non lavorare – scrivono i rider -. A maggiore ragione oggi, in cui ci stringiamo intorno, metaforicamente, a tutte quelle persone che hanno perso qualcuno a causa del coronavirus e a tutti quei lavoratori che non potendo scegliere sono costretti a lavorare sotto ricatto» E sottolineano: «Il business core del delivery sono sushi, hamburger e patatine, non proprio un servizio essenziale. Essenziali sono il diritto alla salute e il reddito per i lavoratori».

Carolina Zanoni

NATA NELLA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA, NON AVREI POTUTO SCEGLIERE UNA STRADA DIVERSA. LAUREATA IN LETTERE ALL'UNIVERSITÀ DI VERONA, OGGI SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX IULM-MEDIASET. SONO APPASSIONATA DI POLITICA, ANCHE EUROPEA. HO COLLABORATO CON “TOTAL EU”, “ITALPRESS” E “DIRE” ALL'INTERNO DELLE ISTITUZIONI EUROPEE A BRUXELLES E A STRASBURGO. Mi PIACE INTERVISTARE E STAR DIETRO LE QUINTE A RACCONTARE LE DINAMICHE DEL PIÙ INTRIGANTE SPETTACOLO (O CIRCO) DEL MONDO: LA POLITICA.

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