ChatGPT bloccata dal New York Times: possibile causa a OpenAI

OpenAI, la società sviluppatrice del  software di Intelligenza Artificiale Chat GPTpotrebbe essere chiamata in causa dal New York Times.
Il motivo? Violazione del copyright.

ChatGPT, secondo quanto riportato dalla National Public Radio (Npr), sarebbe accusata di addestrare i propri modelli d’IA usando i contenuti di proprietà del quotidiano americano, violando in questo modo il diritto d’autore.

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ChatGPT è stato lanciato sul mercato nel novembre 2022

La testata americana avrebbe bloccato, non sapendo come si sarebbero evoluti i fatti, il crawler di OpenAI. Così facendo ha impedito a quest’ultima di avere accesso ai contenuti pubblicati.

Nonostante i numerosi tentativi nessun accordo è stato raggiunto tra il New York Times e OpenAI, portando il primo a riflettere sulla possibilità di portare in tribunale la società madre di ChatGPT.

 

Perché il New Times vuole fare causa a OpenAI?

A scatenare la tempesta è stato il funzionamento alla base di ChatGPT. Il software, infatti, per fornire le risposte alle domande poste dagli utenti, potrebbe copiare contenuti coperti da copyright pubblicati dal New York Times – come da altri giornali. In questo modo la fonte non viene citata e non vi è alcun rimando alle pagine di quelle stesse testate.

ChatGPT, infatti, per colloquiare con chi gli pone domande, spulcia e a scansiona milioni di siti senza però aver ricevuto un vero e proprio permesso da chi possiede il diritto d’autore dei contenuti in essi inseriti. In tal modo le violazioni potrebbero non arrestarsi mai.

Cosa succederà?

L’intero insieme di dati che costituisce il software ChatGPT potrebbe, così, dover essere distrutto se, in seguito a un’ipotetica azione legale del New York Times, OpenAI dovesse risultare colpevole.

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La disciplina del diritto d’autore americana è prevalentemente contenuta nel Copyright Act del 1976.

Tutte le informazioni cancellate, in tal caso, dovrebbero essere sostituite interamente da materiale per il quale la società abbia ricevuto un’autorizzazione chiara ed esplicita.
Questa, però, potrebbe non essere la sola punizione per OpenAI.

Allo smantellamento dei contenuti si potrebbe aggiungere anche il pagamento di una multa molto salata. Secondo la legge federale americana, infatti, ogni atto di violazione del diritto d’autore può portare al pagamento di sanzioni fino a 150.000 dollari.

Valeria Boraldi

Nata a Carpi e con il cuore a forma di tortellino. Milano è la mia seconda casa e il giornalismo televisivo la mia grande passione. Un gatto, Piru, che mi riempie la vita d'amore e lo spirito libero di una curiosa viaggiatrice. Amo leggere e mangiare cioccolata. Tanta cioccolata.

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