Potrebbero essere in circolazione altre foto e filmini a luci rosse della parlamentare del Movimento 5 Stelle, Giulia Sarti. A questi si aggiungono registrazioni di incontri con politici ed esponenti della forza politica pentastellata. Dieci giorni fa la deputata si era dimessa da presidente della commissione Giustizia della Camera perché colpevole di aver denunciato il fidanzato, accusandolo falsamente di essersi appropriato dei fondi del Movimento pur sapendo che non era vero.
Il timore è che il materiale possa essere utilizzato contro altri parlamentari e ministri. A parlare prima di ogni altro dell’esistenza del materiale fotografico e delle registrazioni fu Bogdan Tibusche, l’ex fidanzato. «Nel Movimento tutti sapevano che Giulia mi ha denunciato pur sapendo che ero innocente. Ho le registrazioni che lo provano».
Per alcuni il caso Sarti altro non è che una forma di «Revenge porn». Il fenomeno consiste nella pubblicazione di materiale relative all’intimità sessuale al fine di vendicarsi. Spesso e volentieri è perpetrato da partner abbandonati o delusi. Quasi sempre è praticato dagli uomini contro le donne e può portare con sé gravi conseguenze psicologiche legate all’umiliazione e alla vessazione morale, che possono essere devastanti, fino a convincere la vittima al suicidio. All’estero il revenge porn è riconosciuto come reato in Paesi come la Germania, Israele, Gran Bretagna, Canada e 34 Stati degli Stati Uniti.
Sul fenomeno è intervenuto anche il Parlamento italiano dove nel 2018 e nel 2019 sono stati depositati quattro disegni di legge, tutti con l’obiettivo di punire chi pubblica e diffonde immagini relative all’intimità sessuale con lo scopo di vendetta. I deputati e senatori di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle hanno chiesto, inoltre, un articolo del codice penale, il 612-ter, per punire chi pubblica e diffonde, via internet e sui social media, video e foto private esplicitamente a carattere sessuale senza il consenso delle persone coinvolte.