Il processo a suo carico è ancora in corso, ma Carola Rackete è tornata in Italia per far sentire la sua voce. Invitata alla Fondazione Feltrinelli di Milano dall’eurodeputato del PD Pierfrancesco Majorino, con rete People e Casa Comune, la giovane comandante della Sea Watch 3 ha presentato il suo libro, Il mondo che vogliamo.
Carola non varcava i nostri confini dallo scorso giugno, quando sfidò il divieto di sbarco a Lampedusa imposto dall’ex ministro degli Interni Matteo Salvini. Dopo due settimane al largo dell’isola, la capitana forzò il blocco navale e fece scendere a terra decine di migranti stremati: per questo motivo fu arrestata ed espulsa dal nostro Paese.
«Venire in Italia comporta ancora qualche rischio per me e per questo ho aspettato così tanto prima di tornare, dopo quest’estate», afferma, anche se non si dice preoccupata dalla scorta della polizia e dalle strette misure di sicurezza che è stata costretta ad adottare. «Mi fa molto più effetto il razzismo verso le altre persone, le discriminazioni e le ingiustizie sociali che ci sono nel mondo».
«Non avevo mai pensato di scrivere un libro», continua «dato che ho sempre lavorato su diverse navi, anche in aree polari, e mi sono sempre solo occupata di questioni scientifiche, avendo studiato conservazione ambientale. Ma avevo delle cose da dire sulla connessione fra le questioni ambientali e la giustizia sociale».
Carola non ha nominato Matteo Salvini e ha evitato di entrare nel merito delle vicende processuali che la riguardano, ma ha speso un importante ringraziamento nei confronti dell’Italia per la solidarietà mostratale. «Vi sono molto grata per essere stati vicini a Sea Watch e anche a me personalmente. Oggi non si parla più tanto di quel che succede in mare, ma vi assicuro che la situazione non è diversa da quella dei mesi scorsi».