Caricatore unico per tutti i dispositivi: c’è accordo Ue

L’Unione europea ha deciso, dopo un accordo (al momento provvisorio) tra Parlamento e Consiglio europeo, di imporre ai produttori di dispositivi elettronici il caricabatterie universale. L’obiettivo è di combattere la crescita dei rifiuti elettronici: si punta a una riduzione tra le 13 e le 15 mila tonnellate annue.

Entro l’autunno 2024, nei Paesi dell’Unione europea, la USB Type-C diventerà la porta di ricarica universale. I dispositivi interessati sono quasi tutti: smartphone, tablet, e-book, auricolari, fotocamere digitali, cuffie, mouse, console per videogiochi portatili. Esclusi soltanto i dispositivi molto piccoli come gli orologi smart, o strumenti come gli spazzolini elettrici. Sono nell’elenco anche i computer portatili, anche se ai produttori verranno concessi ulteriori 16 mesi per adeguarsi. 

Nei Paesi dell’Unione europea, la USB Type-C diventerà la porta di ricarica universale
CHE COSA PREVEDE L’INTESA, OPERATIVA DAL 2024

Due sono i nodi fondamentali: il primo prevede che tutti i dispositivi interessati dovranno adottare la porta Usb-C, ossia quell’ingresso ovoidale e simmetrico usato per la ricarica e lo scambio di dati, oggi già diffuso su tutti i gadget più recenti.
Con un’eccezione: gli iPhone di Apple, che più di tutti subirà l’impatto della direttiva. Gli smartphone di Steve Jobs usano una porta diversa, chiamata lightning). Il secondo nodo riguarda lo standard Usb PD (Power Delivery). Tutti i dispositivi coinvolti dalle norme si dovranno poter caricare con lo stesso alimentatore e con lo stesso cavo.

Tuttavia, non è un processo semplice: i caricabatterie possono avere lo stesso cavo e porta di ricarica ma non tutti sono in grado di alimentare qualunque dispositivo. Per esempio, il caricabatterie di un telefono non è in grado di ricaricare un pc portatile perché occorrono potenze diverse, in questo caso molti più watt.

La strada per il caricatore davvero universale non è ancora del tutto in discesa.

DOVE BUTTARE I RIFIUTI ELETTRONICI

Tv, cellulari, caricabatterie ma anche computer, modem, pennette USB, frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici non sono spazzatura qualsiasi. Si tratta di RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, cioè rifiuti speciali il cui conferimento è regolamentato dalla legge (per l’Italia dal Decreto Legislativo 151 del 2005). Parliamo di oltre 1 milione di tonnellate di RAEE prodotte all’anno nel nostro Paese, quasi 18 kg per abitante.

Per i rifiuti elettronici è prevista una raccolta differenziata. Bisogna quindi portarli in una delle oltre 3.600 isole ecologiche comunali attrezzate per lo smaltimento dei RAEE. Da questi centri di raccolta i rifiuti vengono poi inviati a impianti di trattamento che evitano la dispersione di sostanze inquinanti e permettono il riciclo delle materie prime.

In Italia ci sono oltre 3.600 isole ecologiche comunali attrezzate per lo smaltimento dei RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche
L’ITALIA NELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI ELETTRONICI

Durante la pandemia, e forse anche a causa del lockdown, lo smaltimento di spazzatura elettronica, fatto in modo corretto, è aumentato (+ 6,35 per cento nel 2021), e questa  è una buona notizia. In compenso , ogni italiano smaltisce bene poco più di sei chilogrammi di materiale elettronico: un terzo di quello che elimina.

Francesca Daria Boldo

Nata e cresciuta tra le Dolomiti Bellunesi, Patrimonio UNESCO, classe ’96. Scorpione di segno e di fatto: empatica, estroversa ed energica (un po' rivoluzionaria). Laureata in Filosofia e specializzata alla magistrale di Editoria e Giornalismo all’Università degli studi di Verona, collaboratrice del quotidiano scaligero L’Arena e giornalista praticante per MasterX. Fin da piccola, annotare su un foglio bianco il mio punto di vista sul mondo e interrogarmi su mille perché è sempre stato il mio passatempo preferito e lo è anche adesso. La mia ambizione? Diventare una giornalista televisiva. Quando? Senza fretta ma senza sosta.

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