La Procura eporediese il 22 novembre 2022 ha dato notizia di 36 perquisizioni a casa e in carcere nell’ambito di una nuova inchiesta che coinvolge 45 persone del carcere di Ivrea. Gli imputati sono agenti della polizia penitenziaria, educatori, medici, funzionari e direttori pro tempore della Casa circondariale che avrebbero commesso atti di violenza sui detenuti. Le accuse vanno dalla tortura, alle lesioni, alla minaccia, al falso ideologico, per fatti che sarebbero stati commessi dal 2019 a oggi.
Il retroscena
La bufera giudiziaria che ha travolto il carcere di Ivrea arriva poco dopo che la procura generale di Torino aveva già chiuso un’indagine a ottobre 2022, con 25 indagati per violenze in carcere risalenti al 2016 e al 2017. Stavolta, però, l’elemento di novità è l’accusa di tortura.
«Le indagini finora svolte – scrive la procura di Ivrea in una nota – hanno consentito di raccogliere precisi e gravi elementi probatori oggettivi che hanno fornito riscontro alle denunce prodotte nel corso degli anni, permettendo altresì di individuare la c.d. “cella liscia” nonché il c.d. “acquario”, celle entro le quali i detenuti venivano picchiati e rinchiusi in isolamento senza poter avere contatti con alcuno, nemmeno con i loro difensori”. Le perquisizioni sono avvenute perché “i reati risultavano tuttora in corso, situazione che ha reso ineludibile l’intervento degli inquirenti».
L’indagine dell’Associazione Antigone:
I problemi strutturali
Antigone è un’associazione italiana che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penitenziario e penale, da anni monitora la condizione dei detenuti nelle carceri italiane e denuncia sia lo stato di degrado delle strutture sia le violazioni dei diritti dei carcerati aveva fatto visita nel carcere di Ivrea il 3 agosto del 2021. Visita che poi ha portato un report dettagliato nel quale si legge che «le condizioni generali delle celle visitate sono critiche».
Lo studio
«Con queste 45 persone – fa notare Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – sono oltre 200 gli operatori penitenziari attualmente indagati, imputati o già passati in giudicato all’interno di procedimenti che riguardano anche episodi di tortura e violenza avvenuti nelle carceri italiane. Un dato che ci racconta di un problema evidente che si riscontra negli istituti di pena dove, con troppa frequenza, da nord a sud emergono fatti di questo tipo».
Per fatti simili a Torino sono stati rinviati a giudizio in ventidue. Anche in questo caso, presunti soprusi e violenze. Il processo è in corso.