Dall’inizio dell’anno sono tredici i detenuti che si sono suicidati all’interno delle carceri italiane. L’ultimo caso è avvenuto poche ore fa nel carcere di Imperia, dove un uomo di 66 anni si è tolto la vita impiccandosi. L’uomo, originario di Villalba ma residente in Liguria, era in attesa del primo giudizio per aver tentato di uccidere, lo scorso 5 gennaio, l’ex moglie. Inutile l’intervento di soccorso della polizia penitenziaria: ormai era ormai troppo tardi.
In seguito a quest’ultimo caso di suicidio all’interno di una casa circondariale, il sindacato della polizia penitenziaria Uilpa ha lanciato l’allarme per un trend in costante aumento.
Ancora un caso di suicidio in carcere. A Imperia il 13esimo dall'inizio dell'anno. @SusannaMarietti coordinatrice di @AntigoneOnlus: "Corpi ammassati dentro le celle, la loro disperazione non viene intercettata". @MariaCr80667914 #GR1 pic.twitter.com/EnKt7jREcH
— Rai Radio1 (@Radio1Rai) January 29, 2024
La denuncia di Uilpa
Il Segretario Generale della Uilpa, Gennarino De Fazio, ha definito il fenomeno delle morti in cella per suicidio una “strage continua”. «Ormai il trend delle autosoppressioni è a livelli spaventosi, basti pensare che nel 2022, quando si raggiunse la cifra record di 84 suicidi, in tutto gennaio i detenuti che si tolsero la vita furono 7. Il mese non è ancora finito e il tragico dato è quasi raddoppiato», ha dichiarato.
Il Segretario ha continuato sferrando un attacco diretto al ministro della Giustizia Nordio che, soltanto pochi giorni fa, si era esposto sul fenomeno dei suicidi all’interno dei penitenziari:
Il Ministro della Giustizia, che qualche giorno fa in Parlamento aveva paragonato i suicidi in carcere a una malattia da accettare, intervenendo durante le celebrazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha parlato di ferita.
«Al Guardasigilli diciamo che le malattie si curano e le ferite si rimarginano, purché si sia in grado di somministrare la terapia adeguata», ha puntualizzato De Fazio. Sottolineando che dal Ministro della Giustizia «ci aspettiamo l’indicazione di una strategia e delle soluzioni “cliniche”, e non la presa d’atto di un necroforo».
Le richieste al governo
Il Segretario De Fazio ha concluso facendo delle richieste a Nordio e al Governo tutto: «Serve subito un decreto carceri per consentire cospicue assunzioni straordinarie, con procedure accelerate, alla sola polizia penitenziaria mancano 18mila unità, e il deflazionamento della densità detentiva pure attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti».
Secondo lui, la soluzione starebbe nella creazione di una legge delega per riformare il sistema d’esecuzione penale. Ma non solo: «Serve anche la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità».
Le cause
Violenze, sovraffollamento, strutture fatiscenti, aggressioni, privazioni, disagio psichico, dipendenza da sostanze e sofferenze di ogni genere sono, secondo Uilpa, le cause che alimentano la crescita costante dei suicidi all’interno delle case di reclusione. Secondo il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, è necessario, per far fronte al problema, introdurre all’interno delle carceri degli psicologi in maniera stabile e strutturale in pianta organica al fine di supportare chi sta vivendo una situazione di disagio prima che si arrivi al triste epilogo.
Il sovraffollamento
Il sovraffollamento è uno dei problemi più gravi che interessano le carceri italiane. Secondo i dati forniti dal Ministero di Grazia e Giustizia, nei 189 istituti penitenziari presenti sul territorio, al 31 dicembre 2023, a fronte di una capienza massima pari a 51.179 detenuti ne risultavano 60.166 (fra questi, 2.541 donne con 20 figli in cella con loro).
Tra il 14 ottobre e il 14 gennaio c’è stato un aumento di 1.196 unità, pari a circa 400 detenuti in più al mese.
Sempre stando al 14 gennaio, secondo i dati del Garante nazionale, l’indice di affollamento attuale nelle carceri è del 127,54% in media. E in alcune strutture viene ampiamente superato. Accade, ad esempio, nel carcere di San Vittore a Milano, dove l’indice di affollamento è del 232,1%, nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, con un indice del 204,9%, nel carcere di Lodi, con un indice del 204,4% e nel carcere di Foggia, dove l’indice è del 195,3%.
Le strutture
Per l’Associazione Antigone, che si interessa della tutela e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario, su 100 strutture carcerarie, circa 25 (pari al 33%), presentano celle in cui non sono garantiti 3 metri quadri calpestabili dal detenuto.
Inoltre, molte strutture penitenziarie sono fatiscenti poiché costruite prima degli anni 50 o addirittura prima degli inizi del 900. Per queste motivazioni il numero dei ricorsi da parte di persone che denunciavano di essere state detenute in condizioni degradanti è aumentato esponenzialmente con l’inizio della pandemia nel 2020. Si parla di circa 3.382 ricorsi accolti nello stesso anno, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022.
I dati sulle morti in carcere
Sono 1.736 i detenuti che, tra il 1992 e gennaio 2024, si sono tolti la vita in carcere. A questi si vanno a sommare 2.908 morti riconducibili a malattia, overdose, omicidio e !cause da accertare”. In tutto quindi, dal 1992, circa 4.644 persone sono decedute all’interno delle case circondariali.