Francesco Gaetano Caltagirone si è dimesso, nella tarda serata del 13 gennaio, dal CdA di Assicurazioni Generali. Ha dichiarato infatti di sentirsi palesemente osteggiato nel «dare il proprio contributo critico» e nell’«assicurare un controllo adeguato» rispetto alla gestione della società. In particolare fa riferimento alla presentazione e all’approvazione del nuovo piano strategico, presentato a dicembre dall’attuale Amministratore delegato Philippe Donnet. Il documento sarebbe stato fatto visionare ai consiglieri poche ore prima della discussione. Inoltre, Caltagirone ha criticato anche le modalità con cui a settembre è stata presentata una lista per il rinnovo del Consiglio, che avverrà in aprile. Ha poi contestato il modo in cui è stata applicata la normativa sulle informazioni privilegiate e quello con cui sono stati gestiti i rapporti con i media.
Il Presidente di Assicurazioni Generali, Gabriele Galateri, ha espresso «rammarico e sorpresa per la decisione presa» e ha respinto categoricamente le motivazioni alla base della stessa. Sostiene infatti che la società ha «sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, anche relativamente ai lavori per la presentazione di una lista per il rinnovo del Consiglio, di cui ha costantemente informato le autorità di vigilanza».
Questa mattina, intanto, il titolo in borsa di Generali ha aperto in calo dello 0,61%, per poi peggiorare nelle ore successive (-1,63%).
CALTAGIRONE, GENERALI E LE DIVISIONI NELL’AZIONARIATO
Caltagirone era membro del CdA di Generali da 12 anni e detiene l’8% delle azioni della compagnia. Qualche mese fa, ha stretto un patto di consultazione con Leonardo Del Vecchio, fondatore e Presidente di Luxottica, e con la Fondazione Crt, ente filantropico fondato nel 1991 dalla Cassa di Risparmio di Torino. Questi, entrambi azionisti della compagnia assicurativa, uniti al primo, hanno raggiunto, attraverso l’accordo, un totale del 16% del capitale. In questo modo, sono arrivati ad una quota quasi pari a quella di Mediobanca. Essa ne detiene infatti il 17,2%, di cui però il 4% è stato preso in prestito in vista del Consiglio di Amministrazione.
Quest’ultimo, a settembre, ha deciso a maggioranza di presentare una lista, per il suo rinnovo, che ricandida come CEO Philippe Donnet (per lui sarebbe il terzo mandato consecutivo). Caltagirone ha votato contro questa scelta e ha presentato un esposto alla Consob. La legge infatti non regola la facoltà di un CdA uscente di presentare una lista per il suo rinnovo. Inoltre, egli, insieme a Del Vecchio e alla Fondazione Crt, ritiene che la proposta sia in realtà espressione della sola Mediobanca.
POSSIBILI FUTURI SCENARI
Le dimissioni di Caltagirone dal Consiglio gli permetteranno di presentare la propria lista senza rischiare di subire le stesse accuse che egli ha rivolto alla candidatura di Donnet. Egli agirà probabilmente in accordo con Del Vecchio, con il quale sta già elaborando un nuovo piano industriale per portare la compagnia al livello dei giganti europei Allianz, Axa e Zurich.
Di Leonardo Rossetti