Contestazioni e clima teso in Europarlamento dopo la decisione di sospendere la diaria giornaliera di 323 euro destinata agli europarlamentari presenti in aula. Lo scontro, durato venti minuti, è avvenuto durante la plenaria a Bruxelles, tra David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, e Markus Ferber, europarlamentare tedesco del Ppe (Partito popolare europeo).
I motivi della sospensione
Sassoli ha spiegato di aver preso la decisione di chiudere l’ufficio dei registri delle presenze «per non affollare il Parlamento». La scelta contestata mira infatti a scoraggiare l’afflusso di persone, dove tra «eletti, collaboratori e staff i contagiati, soltanto nel penultimo fine settimana, sono stati 171» specifica lo stesso presidente del Parlamento europeo.
Il fine infatti è proprio quello di tutelare la «salute di tutti e l’efficienza» dell’istituzione europea, oltre che a evitare «che in questo momento vi sia la possibilità di chiudere».
La decisione è figlia di quanto accaduto nella scorsa plenaria di ottobre, a Bruxelles, in cui si sono presentati in 350 parlamentari circa (ognuno in diritto di ricevere 323 euro), ma solo una settantina si sono iscritti per intervenire.
Il siparietto tra Sassoli e Ferber
Il botta e risposta tra i due ha riaperto la questione, in un’ottica “anti-casta”, sui privilegi di cui godono gli onorevoli e, in questo caso specifico sulla necessità, in tempo di crisi, di intascare la diaria.
Di fronte all’appello di Sassoli di risparmiare in un momento storico come quello attuale, l’europarlamentare Ferber, con un vero e proprio j’accuse, ha risposto: «Lei ha privilegi, lei ha un autista, mentre noi dobbiamo usare i mezzi pubblici. È questa secondo lei la protezione che meritiamo?».
Giusta o sbagliata che sia, la misura presa sarà di natura temporanea. La situazione attuale, infatti, che dura dal 2 novembre, verrà ripristinata a partire dalla settimana prossima, quando riapriranno gli uffici dei registri delle presenze: «Nella prossima riunione del bureau – sottolinea Sassoli – questa misura potrà esser corretta».
Borchia (Lega): «Decisione corretta, non è il momento delle polemiche»
Concordi nella scelta anche i due europarlamentari Paolo Borchia (Lega) e Brando Benifei (Pd). «Le polemiche attorno alla decisione hanno coinvolto per lo più deputati di altri Stati. Non è il momento di lamentarsi, ci sono imprese in crisi e famiglie in difficoltà che non sanno come pagarsi il mutuo» afferma Borchia a MasterX. «Non ho nessun problema – prosegue l’europarlamentare leghista – con le misure attuate dal Parlamento, sono solo stupito del cambio repentino di atteggiamento: a ottobre lo stesso Sassoli voleva tener la plenaria a Strasburgo, poi è cambiato tutto».
Benifei (Pd): «Ora è necessario lavorare da remoto»
«Sono d’accordo con la misura del presidente del Parlamento europeo – afferma Brando Benifei, capo delegazione del Partito democratico, a MasterX – che tra le altre prese ha contribuito a ridurre i contagi in Parlamento. In questo momento è complicato, ma assolutamente necessario, lavorare a distanza».