Dopo l’ennesima bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento britannico, l’Ue si tutela contro un’eventuale “hard Brexit”.
Il Parlamento europeo ha già approvato una serie di misure d’emergenza, che saranno applicate nel caso del no deal. Le relazioni a cui è stato concesso il via libera sono quattro: la prima per un’autorizzazione all’esportazione di determinati prodotti dell’Ue verso il Regno Unito e l’Irlanda del Nord; la seconda sul proseguimento del programma ErasmusPlus; la terza su temi di sicurezza aerea e la quarta con una deroga per proseguire le cooperazioni Peace IV e tra Uk e Irlanda del Nord alla frontiera.
Bruxelles vede aumentare l’incertezza e la possibilità del no deal, ma rimane ferma sulla sua linea: la posizione dell’Ue non cambia e non cambierà, è Londra a dover prendere una decisione entro il 29 marzo.
Oggi a Westminster si terrà un altro voto, valido per la mozione sull’uscita senza accordo: il risultato è abbastanza scontato e si prevede il rifiuto da una netta maggioranza dei parlamentari, che protrarrebbe ulteriormente la situazione di stallo. Questa linea sarà tenuta anche dalla Premier britannica Theresa May, che ha però avvisato: «Rifiutare il no deal non basta a scongiurarlo».
Anche Londra prepara una serie di misure volte a proteggere l’economia locale dal rischio d’inflazione e dalla rottura dei legami commerciali con gli altri paesi: in caso di no deal, tagli ai dazi per l’87% delle importazioni provenienti dall’Ue, con le tariffe che verrebbero applicate solo a tutela di carni, prodotti lattiero-caseari e componenti d’automobili.
«La nostra priorità – ha dichiarato il ministro al commercio britannico George Hollingbery – è garantire un accordo con l’Ue in quanto ciò eviterà l’interruzione delle nostre relazioni commerciali globali. Tuttavia, dobbiamo prepararci a tutte le eventualità». Queste misure entrerebbero in vigore temporaneamente, con una durata massima di 12 mesi.
L’alternativa al no deal sarebbe un momentaneo congelamento della Brexit, con una richiesta formale di rinvio all’Ue per far slittare la data d’uscita e continuare a lavorare sull’accordo. Il Consiglio europeo sarebbe però contrario a questa possibilità in assenza di una «giustificazione credibile» da parte di Londra.