Le prime pagine dei giornali britannici si occupano tutti della grave crisi del governo inglese e in particolare del primo ministro Theresa May, di cui si vocifera la fine anticipata del suo mandato. La leader del partito Conservatore infatti si trova stretta tra la necessità di portare avanti le trattative con il Parlamento per far approvare l’accordo sulla Brexit e l’opposizione ormai aperta con i grandi pezzi del suo stesso partito.
La situazione, già complicata, si è aggravata ulteriormente quando la May ha presentato un nuovo piano riguardo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, spiegando che lo avrebbe presto sottoposto a un nuovo voto del Parlamento. Il programma prevedeva una serie di concessioni pensate soprattutto per ottenere il sostegno da parte dei parlamentari Laburisti e trovare una maggioranza trasversale che lo approvasse, necessario per il proseguimento della Brexit. Tra tali concessioni anche la promessa del governo di organizzare un nuovo referendum, se il Parlamento lo avesse chiesto a maggioranza: un dettaglio non molto gradito da molti membri del partito Conservatore.
Il Financial Times scrive come per diversi membri del governo sia stata una sorpresa sentire la proposta di un nuovo referendum nel discorso della May, essendo una proposta non stata discussa tra i ministri. Molti parlamentari Conservatori hanno pubblicamente criticato il primo ministro, accusandola di aver tradito i principi ispiratori della Brexit e giudicando il suo piano troppo “morbido”. Un’accusa che nasce probabilmente dalla paura che una nuova votazione porti a una rinuncia dell’uscita dall’Ue.
Dopo l’intervento della May in Parlamento, un consistente gruppo di Conservatori è arrivato a chiedere al partito di sospendere le regole ordinarie per consentire un voto di sfiducia nei suoi confronti e sollevarla dall’incarico sia di leader del partito che di primo ministro (nel sistema britannico i due ruoli sono collegati). La richiesta è stata discussa e alla fine respinta, ma la stampa inglese parla di un accordo informale per sfiduciare la May in caso di mancate dimissioni entro metà giugno.
Intanto girano voci su possibili dimissioni già nei prossimi giorni, arrendendosi alle pressioni del partito. Ma la May nel suo discorso ha ribadito di essere determinata a provare un’ultima volta a convincere il Parlamento a sostenere il suo accordo, ma aveva già annunciato pubblicamente che si sarebbe dimessa se fosse stato approvato.